Estorsioni per i detenuti, due alla sbarra

Il processo a carico dei paganesi Pepe e Desiderio: l’Antimafia chiede di acquisire le dichiarazioni di tre collaboratori

PAGANI. Tre pentiti a riferire delle finalità camorristiche delle estorsioni, con i verbali a base dell’inchiesta “Criniera”, parlano del pizzo di Natale di due “guaglioni” del clan, arrestati nel 2011 e ora sotto processo a Nocera Inferiore.

“Servivano alle spese carcerarie”, secondo la Dda, rappresentata in aula dal pm Montemurro, le richieste di denaro presentate a due rivenditori paganesi, finiti vittima del tentativo di estorsione. I due imputati, Alfonso Pepe e Francesco Desiderio, fin da subito ritenuti vicini al clan della Lamia, in rapporti di fedeltà col figlio del boss Tommaso Fezza, Gaetano, si mossero in un contesto riconducibile al clan Fezza-Petrosino D’Auria, recandosi a intimare il pagamento alla boutique “Striano” e alla rivendita di elettrodomestici “Buonora”.

La contestata finalità di raccogliere l’offerta per i compagni detenuti in carcere, con la richiesta respinta dai titolari, seguita dalle denunce presentate ai carabinieri della tenenza di Pagani, verrebbe ora consilidata, secondo la Dda, dalle richieste di acquisizioni per tre lunghi verbali di altrettanti collaboratori di giustizia, in particolare Prisco Ceruso, Domenico Califano, già autista di Vincenzo Confessore, e Gerardo Baselice. Le dichiarazioni rese in tal senso dai collaboratori, sottoposti da tempo al programma di protezione da parte del ministero, sono attese al vaglio dei difensori Bonaventura Carrara e Giovanni Pentangelo, potrebbero entrare nel processo sul filo di lana, come fatti intervenuti in corso dibattimentale, con la valutazione finale sentite le parti a cura del collegio penale presieduto da Domenico Diograzia.

La prossima udienza per il procedimento è stata fissata al prossimo 26 febbraio, quando verrà decisa l’eventuale audizione dei due, con i verbali richiesti messi a disposizione delle parti del processo e del tribunale dalla Dda.

Il dibattimento era praticamente pronto per la discussione, con i due responsabili degli esercizi sentiti al banco dei testimoni, col riconoscimento dei due imputati e delle relative accuse contestate. Il ventitreenne Alfonso Pepe e il ventiduenne Francesco Desiderio, precedentemente individuati dagli album fotografici senza alcun dubbio in fase cautelare, sono imputati in concorso di estorsione aggravata dal metodo mafioso, per aver chiesto il pizzo di natale “per i comparielli della Lamia”.

(a. t. g.)

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