Estorsioni e cocaina I capi restano in cella ma cade l’aggravante

Confermato il carcere per Umberto Ciardi e Cosimo Dianese Ai domiciliari Luca Sansone, obbligo di firma per Petrillo

Droga e racket nella Piana del Sele, restano in cella gli ebolitani Umberto Ciardi e Cosimo Dianese. Il gip Sergio De Luca del tribunale di Salerno ha escluso però l’aggravante del metodo mafioso. Al termine dell’udienza di convalida del fermo di indiziato di delitto, il giudice ha concesso, inoltre, i domiciliari a Luca Sansone e l’obbligo di dimora ad Eboli per Cosimo Petrillo.
Gli arrestati, difesi dagli avvocati Antonio Boffa e Nicola Naponiello, sono stati arrestati martedì dagli agenti della Mobile di Salerno, diretta dal dottor Tommaso Niglio, su disposizione dei pm Elena Guarino e Vincenzo Senatore della Dda. Il decreto di fermo era stato firmato anche per Francesco Rosa, 34 anni, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno a Scafati, e Vincenzo Esposito di Villaricca, in provincia di Napoli, per i quali si procede separatamente.
Secondo le accuse, il gruppo aveva organizzato un mercato all’ingrosso di cocaina con base ad Eboli. Perno della consorteria era Ciardi che, durante l’udienza di convalida, nel rendere spontanee dichiarazioni, ha respinto le ipotesi avanzate a suo carico, specificando che «la droga non c’entra». Ed ha fornito una sua ricostruzione dei fatti. Di tutt’altro avviso la polizia che, dallo scorso mese di novembre, attraverso l’azione investigativa degli agenti della Mobile, ha ricostruito il presunto giro messo in piedi dagli arrestati, ricostruendo i percorsi fatti dallo stupefacente che arrivava sulle piazze di spaccio dal Napoletano.
I poliziotti hanno raccolto fonti di prova che descrivo il gruppo come spietato, pronto ad usare la forza e la violenza contro chi, soprattutto pusher insolventi, non rispettava i termini di pagamento delle partite di droga. “Vengono i Napoletani e vi ammazzano” è una delle frasi minacciose rivolte ai chi era indietro con le scadenze. Un intenso lavoro investigativo che ha permesso di ricostruire la rete di collegamenti tra pusher con la base storica ebolitana.
Lo spaccio aveva ramificazioni in tutta l’area a sud della provincia. Secondo le indagini della polizia, nel giro non si accettavano dilazioni del debito. Chi non pagava subiva pesanti minacce. La più frequente era quella di rimettere il debito nelle mani “dei Napoletani”. Per fare più paura aggiungevano il dettaglio che i loro interlocutori “non scherzano, sparano”. A quelli che non si piegavano neppure davanti alle minacce, partiva la spedizione punitiva. Due sono i casi significativi di estorsione in danno di pusher che gli inquirenti hanno accertato durante le indagini. Gli indagati, per questi episodi, sono Dianese, Ciardi, Sansone e Rosa. Per mesi, infatti, i sei indagati sono stati tenuti sotto intercettazioni ambientali e telefoniche. Dalle loro conversazioni i poliziotti hanno scoperto le mosse del gruppo, le attività e i collegamenti con i fornitori partenopei. A fine febbraio, durante le indagini, fu arrestato Dianese che vendeva droga al suo domicilio, una palazzina dell’ex zona 167 di Eboli.
Massimiliano Lanzotto
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