Estorsioni e clan, sconto a Squecco

In Appello pena di 22 mesi per l’imprenditore di Capaccio. Altre sei condanne

CAPACCIO PAESTUM. Per i giudici della Corte d’Appello l’estorsione che in primo grado era costata a Roberto Squecco una condanna a 6 anni e 4 mesi fu solo tentata. Così, concedendogli attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti, hanno ridotto quella condanna a 1 anno e 10 mesi. Hanno però confermato l’aggravante del metodo mafioso, per essersi avvalso di esponenti della camorra, e lo hanno ritenuto parte di un sodalizio criminale coordinato da Giovanni Marandino, boss cutoliano trasferitosi a Ponte Barizzo.

Squecco, imprenditore nel settore delle pompe funebri e titolare di uno stabilimento balneare, è noto anche per essersi candidato a sindaco. Il tentativo di estorsione di cui è accusato è quello che nei confronti del titolare di un’altra agenzia funebre, ma per i difensori Mario Turi e Guglielmo Scarlato, che presenteranno ricorso in Cassazione, si è trattato al più dell’esercizio arbitrario di un diritto di credito e, soprattutto, senza alcun coinvolgimento negli affari del clan.

Per quel giro di racket e usura la Corte d’Appello ha confermato le condanne ad altri sei imputati, anche nel loro caso con pene ridotte: 2 anni e 8 mesi a Ciro Casella, residente a Bellizzi ma domiciliato a Salerno); 3 anni e 8 mesi a Ettore Iovine di Salerno ed Enrico Bifulco di Napoli; 2 anni e 8 mesi a Vincenzo Senatore alias o’ presidente, nato a Roccadaspide e residente e Mercato San Severino; 4 anni e 4 mesi a Francesco Adamo di Nocera; 4 anni ad Antonio Cibelli, residente a Salerno e domiciliato a Capaccio, conosciuto per l’attività di “mago”. Nel sodalizio di Marandino avrebbe rivestito con Casella il ruolo di braccio armato per la riscossione delle tangenti, mentre altri indagati avrebbero approfittato dei rapporti col gruppo per fare pressione su imprenditori concorrenti. Con la sentenza di ieri si chiude per loro il processo di secondo grado,dopo la condanna in abbreviato davanti al giudice dell’udienza preliminare Elisabetta Boccassini. è invece ancora in corso il dibattimento per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario: Giovanni Marandino, il figlio Emmanuel, Nicola Battipaglia di Nocera e Francesco Pingaro di Capaccio. (c.d.m.)

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