pagani

Estorsioni a una ditta, cinque a giudizio

Gli uomini legati al clan Petrosino-D’Auria avevano preso di mira un imprenditore di San Valentino Torio

PAGANI. Estorsioni e violenza in nome e per conto del clan Fezza-Petrosino D’Auria, con auto bruciate e intimidazioni eseguite nell’ambito della cosca della Lamia: Gennaro Caldieri, valentinese, Leopoldo Iannone, di Nocera Inferiore, Demetrio Nicois, Bruno Romanucci e Giovanni Savarese, di Sarno, sono stati rinviati a giudizio per una truffa da 600mila euro favorendo il clan e il boss Antonio Petrosino D’Auria, con atti intimidatori ed estorsione nei confronti di una ditta che vantava dei crediti ingenti nel settore dei trasporti.

In particolare, l’esecuzione delle condotte contestate è addebitata a Caldieri, il quale si sarebbe attivato trasferendo fittiziamente la proprietà dell’agenzia Lion’s group agency, da lui amministrata formalmente, a Romanucci, nel periodo in cui la stessa società era gestita di fatto, secondo la Procura, da Antonio D’Auria. A sua volta Romanucci, in veste di nuovo amministratore, cambiava nome e sede alla società, divenuta Ri.Vita srl situata a Milano. Le cose furono chiare con l’esecuzione di un attentato incendiario nei confronti dei legali rappresentanti della ditta di trasporti creditrice della Lion’s: quando questi avanzarono pretese di recupero crediti per un totale di seicentomila euro quantificati, il 19 marzo 2014 a San Valentino Torio, presero fuoco tre autovetture, di cui una direttamente riferita all’amministratore della ditta di trasporti.

Le fiamme dolose servivano a chiudere il conto, di fatto, con i creditori, col ruolo di mandante per Caldieri, e il vantaggi per la Lions, con le condizioni di assoggettamento criminale rappresentate dalla presenza del clan. Ancora, il ventinove gennaio 2015 toccò ad altre due autovetture, di proprietà di un amministratore e di un dipendente della stessa ditta creditrice, sempre di notte, a San Valentino Torio, con le accuse contestate a Caldieri, in qualità di mandante, e agli esecutori individuati in Demetrio Nicois e Giovanni Savarese, identificati e ora coinvolto nell’inchiesta della procura antimafia di Salerno.

Infine, l’undici marzo successivo Caldieri, con esecutori rimasti ignori, ordinò l’esplosione di una bomba carta alla saracinesca dell’autorimessa della ditta nel mirino, al piano terra dove risiede il titolare, completando la serie di messaggi e azioni intimidatorie contro le pretese economiche, legittimamente vantate.

Caldieri risponde anche di riciclaggio aggravato dal metodo mafioso, per aver intestato fittiziamente le società Lion’s group e Ri.Vita a Iannone, per eludere le misure di prevenzione in materia di antimafia. L’indagine nasce da costola della maxiinchiesta Criniera in fase processuale al Tribunale di Nocera Inferiore.(a. t. g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA