Estorsione, il Riesame scagiona i Picarone

Non un’estorsione ma un esercizio arbitrario delle proprie ragioni: così il Tribunale del Riesame ha riqualificato l’ipotesi di reato attribuita dalla Procura agli imprenditori Rosario, Vito e Mario...

Non un’estorsione ma un esercizio arbitrario delle proprie ragioni: così il Tribunale del Riesame ha riqualificato l’ipotesi di reato attribuita dalla Procura agli imprenditori Rosario, Vito e Mario Picarone. La vicenda ha origine in alcuni lavori di arredo e falegnameria svolti dalla ditta dei Picarone in uno show room di Roma. Nel corso dell’esecuzione vi sarebbero stati degli scostamenti dal preventivo e, inoltre, alcuni ritardi nell’esecuzione di lavori aggiuntivi che sarebbero stati richiesti in corso d’opera. Proprio questi ritardi figurano tra i motivi per cui i committenti avrebbero rifiutato il pagamento di parte delle prestazioni (giudicate non più utili), oltre a contestare agli esecutori un ingiustificato aumento di prezzo. Fatto sta che il contenzioso risulta sfociato in un’aggressione, avvenuta il 15 maggio a Bellizzi, in cui i fratelli Vito e Mario Picarone avrebbero preso a calci e pugni il debitore, mentre il padre Rosario assisteva alla scena dall’automobile. Per questo il sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello aveva chiesto prima al gip e poi al Riesame la misura della custodia cautelare in carcere. Il Tribunale ha invece accolto la tesi del difensore Mario Valiante, ritenendo che la vicenda vada ricondotta nella fattispecie dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni e rigettando la richiesta di arresto. È stato inoltre disposto il dissequestro di 25mila euro in titoli, che tornano così nella disponibilità dei Picarone.