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Estorsione e spari al Caffè degli artisti Parla il “pentito”

VIETRI SUL MARE. «Siamo stati io e Zaccaria Zullo a sparare contro le vetrate del “Caffè degli artisti”, per convincere il gestore a pagare». Le parole sono del collaboratore di giustizia Francesco...

VIETRI SUL MARE. «Siamo stati io e Zaccaria Zullo a sparare contro le vetrate del “Caffè degli artisti”, per convincere il gestore a pagare». Le parole sono del collaboratore di giustizia Francesco Salvini, collegato ieri mattina in videoconferenza nel processo per tentata estorsione che vede imputato, oltre a Zullo, Giacomo Radice di Castellammare di Stabia. Secondo le accuse, riformulate in aula dal pubblico ministero Rosa Volpe e confermate da Salvini, l’episodio traeva origine dal rifiuto di farli entrare nel locale in una sera in cui c’era una festa privata. Un “affronto” che il gruppo – di cui facevano parte anche Adamo Pisapia (detto Luciano), Antimo Venturini e Carlo Giordano – non aveva perdonato. Per questo, dopo gli spari all’ingresso del bar, nel marzo del 2002 Salvini minacciò il gestore Carlo Sciortino nella cucina del locale puntandogli una pistola alla gola. «Caricai il colpo in canna e gli dissi “se non paghi la prossima volta ti vengo ad ammazzare”» ha dichiarato il “pentito”. Aggiungendo che nel parcheggio lo aspettava in auto, tra gli altri, Giacomo Radice. Le minacce sono state confermate anche dalla deposizione di Sciortino, che presentò subito denuncia ai carabinieri ma che ieri ha dichiarato di non essere in grado di riconoscere in Radice, presente in udienza, il sessantenne che aveva visto più volte nel suo esercizio e che si presentava come lo “zio” di Salvini. Il collaboratore di giustizia lo ha già indicato come colui che gli fornì protezione, facendolo alloggiare in casa di amici, dopo l’omicidio di Lucio Grimaldi sul Lungomare di Salerno. Ieri ha inoltre ricordato di aver picchiato su sua richiesta un uomo che riteneva l’amante della moglie, facendosi accompagnare nella spedizione punitiva da Pisapia e Zullo. «Quest’ultimo – ha aggiunto – mi fu presentato dal Armando Memoli, poi abbiamo fatto insieme sia rapine che spaccio di droga». Le pistole le avrebbero reperite «tramite alcuni amici di Radice» o in altri casi «da Alfonso Sica di Baronissi».

Il processo riprenderà a novembre. (c.d.m.)

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