Clan d’agostino 

Estorsione ai commercialisti  Assolti Palumbo e Coscia

Assolti dall’accusa di aver partecipato, insieme al latitante Vladimiro Arpaia, già esponente del clan D’Agostino, all’estorsione a due commercialisti salernitani. Si è pronunciato ieri il Tribunale...

Assolti dall’accusa di aver partecipato, insieme al latitante Vladimiro Arpaia, già esponente del clan D’Agostino, all’estorsione a due commercialisti salernitani. Si è pronunciato ieri il Tribunale di Salerno sulle posizioni di Matteo Palumbo e Gennaro Coscia. Per Palumbo, difeso dall’avvocato Michele Sarno, la richiesta di assoluzione era partita dalla stessa pubblica accusa. Assolto dall’aggravante mafioso, invece, Coscia, difeso da Arianna Santacroce. Per lui i reati sono prescritti. La vicenda trae origine dalla denuncia di due professionisti salernitani che avevano avuto un prestito in denaro da esponenti del sodalizio criminale al quale era legata la primula Arpaia. Quei soldi servivano ai commercialisti per la start-up di un esercizio commerciale. Non riuscirono a saldare il debito e tardarono nel pagamento delle rate stabilite per la restituzione. Per riavere indietro il denaro investito, il clan affidò l’incarico ad Arpaia. I commercialisti furono picchiati e minacciati per costringerli a restituire il denaro avuto in prestito. Per questi fatti, lo scorso anno, il Tribunale ha condannato in primo grado Arpaia, latitante dal 2006, accogliendo la richiesta della pubblica accusa, rappresentata dal pm Vincenzo Montemurro. A quell’estorsione, secondo gli inquirenti, avevano partecipato anche Matteo Palumbo e Gennaro Coscia, per i quali la posizione giudiziaria era stata stralciata da quella dell’imputato principale. A tirarli in causa sono state le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Ed è così che Palumbo e Coscia si sono trovati a giudizio con la grave accusa di concorso in estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Nel corso del dibattimento le difese sono riuscite a dimostrare l’estraneità ai fatti, in particolare per Palumbo, per il quale lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione. Più complicata era la posizione di Coscia. L’accusa, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione.