Estorsione a un’imprenditrice, tre arresti 

La banda esplose alcuni colpi contro il portone di casa dopo averle incendiato un deposito di farmaci a Sant’Egidio

SANT’EGIDIO DEL MONTE ALBINO. Esplosero alcuni colpi d’arma da fuoco contro il portone d’ingresso dell’abitazione di una imprenditrice nocerina, lo scorso 17 luglio, i tre indagati finiti in carcere con l’accusa di concorso in tentata estorsione, danneggiamento e porto abusivo di armi, tutto aggravato dal metodo di camorra. Gli arresti sono stati eseguiti all’alba di ieri dagli uomini dei carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore, coordinati dalla procura distrettuale Antimafia di Salerno. Gli arrestati sono Sabato Abagnale, di Angri, Gennaro De Gregorio e Pasquale Ruggiero, entrambi di Sant’Antonio Abate, e sono stati tradotti in carcere quali responsabili degli episodi criminosi.
In particolare, il lavoro degli investigatori ha ricostruito i fatti fino ad identificare l’autore degli spari e la contestuale lettera minatoria pervenuta alla vittima, finita al centro dell’azione a scopo estorsivo, con la lettera lasciata sul portone dell’abitazione della vittima. Dalla prima identificazione sono arrivate anche quelle degli altri due componenti del gruppo, i quali avrebbero fornito supporto materiale al primo con vari ruoli. I tre con quell’episodio avevano “ricordato” alla vittima anche il precedente episodio rivolto contro di lei, quando le fiamme di un incendio interessarono un deposito di sua proprietà. Quell’attentato avvenne il 29 maggio scorso, a ridosso di un capannone che appartiene all’imprenditrice e lo scopo naturalmente era identico. L’obiettivo fu in quel caso un deposito di farmaci in via Nazionale, a Sant’Egidio del Monte Albino.
Quindi c’è stato, a luglio il secondo “avvertimento”, i colpi di arma da fuoco e in azione ci sarebbe stata una banda che, secondo le ricostruzioni della procura della Repubblica, avrebbe compreso almeno quattro persone. Quei colpi contro l’abitazione avevano insomma rappresentato l’escalation dell’azione criminale per ottenere dall’imprenditrice del denaro, non quantificato, al momento, dagli inquirenti. Da qui una ulteriore misura domiciliare disposta dal gip per quello specifico fatto.
Inequivocabile e drammatico il contenuto della lettera che fu lasciata sulla porta di casa dell’imprenditrice, un messaggio in dialetto per chiarire ulteriormente il segnale: «Chist’ è nat’ avvertiment’ - si leggeva - vist’ che fai fint’ ’e nu’ capì o primm’, tamm’ appicciat’ ’o capannone ’e farmaci e manc’ e’ capit’. Tamm’ fatt’ avvè nu’ sacc’ ’e messagg’ e manc’ capisc’. Tu nun si scem’, fai finta e non capire, te volimm’ verè stesa morta accis’, o paghi o nun ce fermamm’, è inutile che te fai chiammare dottoressa, nui nun ce arrendimm’ fin’ a quand nun sì morta, tutti annà sapere che si’ na’ femmina ’e nient’ e sappi che nisciun’ ti pò proteggere».
Fu Pasquale Ruggiero ad esplodere i colpi d’arma da fuoco sul portone dell’imprenditrice, destinataria dell’intera azione del gruppo: contro di lui, ritenuto lo sparatore materiale, pesano i riscontri dei carabinieri. Dopo la scarica, l’uomo fu recuperato dagli altri due complici che gli coprirono la fuga. Durante il raid Ruggiero aveva il volto coperto da un casco di colore bianco ed esplose in sequenza 3 colpi d’arma da fuoco contro il portone d’ingresso della vittima, con l sigillo del messaggio. Due dei tre indagati sono già noti alle forze dell’ordine, con Ruggiero in particolare condannato per associazione a delinquere per rapina e detenzione di armi e per estorsione.
Alfonso T. Guerritore
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