Esproprio, il Tar chiede di rifare i conti

Pur accogliendo il ricorso degli eredi Russo-De Francesco i giudici dispongono di ricalcolare l’entità del mega risarcimento

Nuovo capitolo per la questione ormai diventata infinita di via Canale. Risarcimento sia, ma calcolato con una metodologia diversa.

Il Tar di Salerno è nuovamente intervenuto nella vicenda che vede contrapposti gli eredi Russo-De Francesco e il Comune di Nocera Inferiore. I giudici amministrativi hanno condannato l’ente di piazza Diaz all’indennizzo, applicando però un diverso sistema di valutazione.

Procedure che influiscono sui tre punti fondanti del ricorso scaturito dalla non attuazione di una sentenza del Consiglio di Stato: l’indennità di requisizione, il valore del soprassuolo arboreo e floreale esistente e, infine, il ripristino dei luoghi.

Il procedimento, ad una prima lettura della sentenza, seppur vedendoli vincitori nel merito, pare penalizzi nei fatti gli eredi Russo-De Francesco. I vecchi proprietari dell’area di via Canale, adibita prima a campo container e poi a parcheggio, chiedevano 4.537.480 euro come indennità di requisizione, 513.902 euro per l’agrumeto che insisteva nell’area e 223.520 euro per le spese di ripristino dei luoghi. Tirando le somme veniva fuori un risarcimento stellare di 5.274.902.

Il Tar non ha però concordato. I giudici hanno premesso che l’indennizzo da requisizione deve essere determinato «calcolando per ciascun anno di occupazione un quarto dell’indennità che dovrebbe essere corrisposta per l’espropriazione delle aree da occupare», ma hanno aggiunto che «siffatto esito interpretativo non appare tuttavia conforme a canoni di ragionevolezza».

Il Tribunale ha ritenuto, quindi, «di dover prescindere» da questa metodologia e ha fatto leva su una sentenza della Cassazione che individua la liquidazione del risarcimento «in misura corrispondente agli interessi legali annui sul valore in questione, con l’aggiunta, per ciascuna annualità, trattandosi di debito di valore, del pregiudizio corrispondente alla svalutazione monetaria subita dal credito ad essa relativo, e con gli interessi legali».

Cambia la scena e probabilmente anche il conto. Il Tar ha infatti stabilito quale valore di partenza per calcolare interessi e rivalutazioni in 303.763. Ora saranno gli uffici comunali a calcolare il nuovo risarcimento, ma non sarà facile mettere insieme gli ultimi quindici anni.

Tuttavia appare chiaro che difficilmente si arriverà ai quatro milioni di euro chiesti in precedenza. Le novità interessano pure la valutazione dell’agrumeto.

I giudici amministrativi hanno stabilito che va quantificata in 24.863 euro «cui aggiungere la rivalutazione e gli interessi legali, pervenendo all’importo complessivo di 218.071,86» euro.

Salta anche il rimborso per il ripristino dei luoghi perché «non solo non risulta che la parte ricorrente abbia assolto all’onere di “concreta documentazione” ma emerge dal contratto di concessione dell’area al Comune per adibirla a parcheggio, sottoscritto in data 8.4.2003, che essa non ha proceduto ad alcuna attività di ripristino successivamente alla restituzione dell’area, in data 9.2.2001, da parte del Comune».

Insomma, una controversia piena di colpi di scena che potrebbe di nuovo finire dinanzi al Consiglio di Stato. Una storia veramente infinita che l’attuale amministrazione ha di fatto ereditate dalle precedenti gestioni. Attualmente l’area è adibita a parcheggio per le auto.

Salvatore D’Angelo

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