Espropri dell’area Peep Il Comune deve pagare 

Dopo 17 anni saranno corrisposti oltre 700mila euro a due proprietari dei terreni Ma c’è un contenzioso tra l’Ente e l’Iacp per stabilire chi dovrà sborsare i soldi 

CAPACCIO PAESTUM. Il Comune di Capaccio Paestum dovrà provvedere al pagamento di oltre 700mila euro quale indennità di esproprio dell’area Peep (Piani per l’edilizia economica e popolare) in località Rettifilo. Alcuni giorni fa, il responsabile dell’Area IV dell’Ente capaccese, l’ingegnere Giovanni Vito Bello, ha provveduto a firmare un apposito provvedimento che sarà inviato alla Cassa Depositi e prestiti affinché provveda a liquidare la somma di 766mila euro circa a due dei tre proprietari dei terreni espropriati.
I fatti risalgono al 2001, ben 17 anni fa, quando, con apposita delibera di Consiglio comunale di Capaccio, venne approvata la realizzazione di un programma costruttivo Peep su un’area individuata e destinata ad edilizia residenziale pubblica. Le due superfici individuate misuravano 17.300 mq e 4.186 mq, entrambe interessate dalla realizzazione di fabbricati vincolati nell’area di via Nobel, a Capaccio, in attuazione di un programma edilizio residenziale pubblico, a valersi su fondi erariali della Regione Campania, a destinazione di alloggi Erp, allo stato tutti assegnati ed occupati. Per la realizzazione di tale intervento edilizio, fu delegata la società Iacp Futura società consortile a.r.l. che avviò le procedure di esproprio senza però concluderle a norma di legge.
Ne è seguito un ricorso amministrativo al Tar Campania dei proprietari dei terreni sui quali è stato realizzato l’intervento, la cui sentenza vede il Comune capaccese soccombente. La sentenza del Tribunale amministrativo è del giugno 2015, notificata all’Ente nell’ottobre dello stesso anno. Nella stessa viene evidenziato che il comune di Capaccio ha l’obbligo di emanare entro 90 giorni dalla notifica un provvedimento di acquisizione espropriazioni contenente l’indicazione dell’indennizzo dovuto per l’acquisizione della proprietà del fondo, oltre gli interessi maturati. Il comune fece ricorso, nel 2015, al Consiglio di Stato, chiedendo la sospensiva, ma perse anche in quella sede. Il Tar (notifica dell’agosto 2016) si pronunciò nel merito, condannando il Comune al pagamento di una penale di 20 euro per ogni giorno di ritardo fino ad un massimo di 1.200 euro e al pagamento delle spese. Venne quindi nominato un commissario ad acta che stabilì, nel giugno 2017, che il comune dovesse provvedere a pagare 1.149.556,88 euro più 1.200 euro e 700 euro per le spese processuali, che l’Ente liquidò ad uno dei proprietari.
Ad oggi restano ancora da corrispondere circa 766mila euro agli altri due proprietari. La vicenda ha, intanto, portato ad un contenzioso tra Ente e Iacp per stabilire chi dei due debba effettivamente sborsare tali fondi. In sede di arbitrato, il primo round si è chiuso a favore del Comune che, per il momento, è stato chiamato dal Tribunale amministrativo ad ottemperare, saldando il debito nei confronti degli altri due proprietari dei terreni espropriati.
Andrea Passaro
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