Emiliano si tira fuori, deluso da Renzi

I sindaci di Bari e Lampedusa non si candidano. Grillo critico sulla strategia dei Democratici: «Quattro veline e un Gabibbo»

SALERNO. Pina Picierno colpisce ancora. Dopo le stilettate a Vincenzo De Luca nello scontro avvenuto qualche tempo fa nel Transatlantico di Palazzo Montecitorio («ti devi dimettere» disse a proposito del suo doppio incarico), ora fa saltare le staffe anche al sindaco di Bari, Michele Emiliano al quale non è andata giù la sua candidatura a capolista per le Europee nella circoscrizione Sud. Certo, in questo caso, non è colpa della Picierno (scuola demitiana, anche se il suo mentore si è affrettato a dire: «Io ho avuto la presuzione di aiutare i giovani a crescere poi chi ha appreso conserva le conoscenze, chi sceglie le scorciatoie si dimentica il punto di partenza») ma della scelta del premiere Matteo Renzi di schierare tutte donne come capolista alle Europee. Il vicesegretario democratico, Lorenzo Guerini, corre subito ai ripari: «Non credo siano stati commessi errori nelle liste, votate ieri (mercoledì, ndr) all’unanimità dalla direzione». E già, perché oltre ad Emiliano a rifiutare la candidatura anche il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini che da capolista (circoscrizione Isole) si è ritrovata al terzo posto. Due posizioni davanti a lei c’è Caterina Chinnici. E così Guerini spiega, che quelle della Nicolini e di Emiliano «sono scelte personali alle quali guardiamo con rispetto e che non inficiano la qualità delle liste». Se le decisioni di ritirare la candidatura «dovessero essere confermate - ha concluso - provvederemo in questi giorni a sostituire i nomi». Intanto sulle scelte del Partito democratico di schierare come punte di diamante cinque donne, subito si è fatta sentire la voce critica di Beppe Grillo, che dal suo blog ha sanzionato la scelta scrivendo: «Sono donne usate a fini di marketing secondo la migliore tradizione berlusconiana: quattro veline e Renzie a fare il Gabibbo. Una presa per il culo, ma tinta di rosa». A stretto giro arriva la risposta del Pd, per via della senatrice Anna Finocchiaro e del capogruppo alla Camera Roberto Speranza, che accusano il leader dei Cinque Stelle rispettivamente di «becero maschilismo» e «sessismo». Per loro, e anche per Guerini, Grillo «è spiazzato, ha paura del Pd».

E la Picierno? Lei si affida a Twitter e cinguetta: «Ci sentiamo il 26 maggio Beppe Grillo. E l’unica (carta) velina che riconoscerai sarà quella utile a asciugarti i lacrimoni». Intanto però l’onorevole campana si affida alle colonne de l’Unità per spiegare di voler «portare il Mezzogiorno in Europa e l’Europa nel Mezzogiorno». Tra le priorità per il futuro la deputata spiega che «è importante creare una nuova classe dirigente con più responsabilità» ed ancora «serve mettere al centro la questione della legalità senza la quale non c’è futuro - spiega - la mafia Spa ci costa 190 miliardi l’anno, altro che Finanziaria».

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