L'OPINIONE

Elezioni 2020, la Campania due anni dopo: così è cambiata la scena

De Luca invece non ha rivali. Il bassolinismo è un ricordo

De Luca era sconfitto. Il Pd a pezzi. Il M5S trionfante. La Lega una sorpresa. Le elezioni politiche del 2018 avevano segnato una svolta nel paese e nel Mezzogiorno. Il futuro politico della Campania sembrava deciso. Anche nella primavera del 2019 la dialettica tra il centro destra a trazione Lega e i grillini era in campo, sopravvissuta alle scosse interne al governo e alla sequenza di elezioni amministrative. Se il M5S era crollato in Italia, in Campania resisteva la sua roccaforte ed era ancora primo partito in provincia di Napoli. La Lega non aveva sfondato in regione ma era alla guida del centro destra e si preparava a conquistare il Mezzogiorno. Il centro sinistra pur recuperando qualche consenso, era chiuso nella tenaglia degli aggressivi vincitori delle politiche. Un anno dopo lo scenario è cambiato radicalmente. Il Pd è tornato in campo con la crisi del governo M5S-Lega. Si è impossessato di molte leve di governo, ha riconosciuto la leadership di Conte, ha puntato su una alleanza con i grillini spostando l’asse di sistema lontano del centro politico. Di converso, la crisi di Forza Italia ha determinato lo stesso processo, anche se opposto, nel centro destra, con una inedita dialettica tra Lega e Fratelli d’Italia. Per la prima volta si registrava una polarizzazione destra-sinistra. Non sembrava una garanzia per il governo, sempre sull’orlo della crisi.

Le elezioni in Emilia Romagna gli hanno dato respiro, ma è stata la crisi pandemica scatenata dal virus nato in Cina che ha cambiato radicalmente le relazioni nel sistema politico. Lo stato di emergenza permanente ha moltiplicato il potere della comunicazione, delle istituzioni, delle risorse statali. Tutti gli assetti di potere e di consenso si sono giocati sulla gestione della crisi sanitaria. Chi l’ha afferrata ha accresciuto esponenzialmente la sua forza, chi non ci è riuscito ne è statotravolto. La Campania è una rappresentazione potente di questo processoglobale. De Luca ha vinto su tutti e tre i piani. Ha portato al massimo livello la sua capacita di comunicazione. In secondo luogo decine di migliaia di campani hanno beneficiato di risorse pubbliche. Infine, ha costruito un potente messaggio rassicurante nell’epoca della Grande paura. E cosi il risultato del 2018 è stato completamente ribaltato. La polarizzazione destra-sinistra affermata in Italia è stata sconvolta in Campania. De Luca ha occupato entrambi gli spazi politici. I grillini, che hanno in regione buona parte della leadership nazionale e della compagine di governo, sono stati travolti. Anche se si intestano il risultato del referendum, sul territorio sono sostanzialmente ininfluenti, sia come attuale forza di opposizione che come potenziale alleato del Pd. Per Di Maio e Fico si tratta di uno dei maggiori rischi per la loro funzione nazionale. Per il centro destra la situazione è altrettanto complicata. Il crollo delle liste di partito ne comprime fortemente il valore strategico. Si tratta del peggior risultato nazionale, accompagnato dal passaggio in blocco di settori storici di Forza Italia alla maggioranza. Senza contare che, data l’assenza di leader nazionali o altri centri attrattori, il centro destra campano rischia una minorità di lungo periodoin regione.

De Luca invece non ha rivali. Il bassolinismo è un ricordo. L’esercito di liste che lo ha sostenuto è stato ampiamento regolato dalla sua squadra. I consiglieri regionali sono direttamente riconducibili alla sua leadership o comunque privi di una riconoscibilità di livello nazionale. Le forze alleate sono tutte ad una cifra, mettono insieme personale politico vincolato all’azione di governo, non hanno prospettive fuori dalla maggioranza. Non si vede nessun gruppo politico in campo, capace di sfidare il ruolo e il potere di De Luca sul piano del consenso, sul piano simbolico per non parlare dei rapporti di forza interni. La dialettica per il presidente della Campania non è più tra maggioranza e opposizione né interna al centro sinistra locale, ma tra Roma e Napoli. Il presidente è un attore politico nazionale. La sua sfida è all’interno della riorganizzazione delle leadership e degli assetti di potere interni al centro sinistra. Se in due anni ha ribaltato il quadro politico campano, ora ha il tempo, fino alla fine della legislatura, per giocare la carta del protagonista della vita italiana. Si apre così una nuova pagina della politica campana. Se il M5S e il centro- destra saranno capace di rovesciarla come nel 2018, o De Luca di portarla a termine come nei giorni passati, è il terreno del futuro.