Rossano Daniele Braca.

SALERNO

Ecco la Pasqua dei senza fissa dimora

Pranzo alla mensa San Francesco, cena alla parrocchia San Demetrio. E domani pasti a “domicilio” con Venite Libenter

SALERNO. Diventare masterchef per una sera. Per i senza tetto. Per gli immigrati. Per gli emarginati “invisibili” che vivono alle porte della città, tra cartoni, plaid polverosi e carte di giornale. I volontari dell’associazione “Venite Libenter”, nata da una costola degli ex allievi del liceo “Tasso”, lo fanno da tempo, ogni domenica. E lo faranno anche oggi, più numerosi che mai, «per far sentire ai nostri amici affetto e calore anche in un giorno di festa», spiega il presidente Rossano Daniele Braca. Al suo appello su facebook hanno risposto in tanti: c’è chi cucinerà un primo piatto, chi si sta industriando nella preparazione della pastiera, chi ha deciso di fare incetta di uova di cioccolata. L’appuntamento è, a partire dalle 19, presso gli spazi della chiesa di San Demetrio, dove ancora una volta don Mario Salerno aprirà le porte a chi non ha nè una casa nè un lavoro, per un momento di preghiera e un pasto caldo. Lo ha fatto anche pochi giorni fa, in occasione di un Giovedì Santo molto particolare: «Non so trovare la parole per descrivervi l’atmosfera che si è creata ieri in chiesa quando don Mario, ha prima spiegato e poi fatto rivivere l’ultima cena e la lavanda dei piedi ai dodici apostoli che per l’occasione erano rappresentati da senza dimora, immigrati e volontari», racconta Braca. Quel gesto arcaico, simbolo di ospitalità nel mondo antico e di amore assoluto nel Vangelo di Giovanni, con Gesù che «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine», ha rafforzato quel senso di unità e di integrazione che da mesi, Venite Libenter con alcune parrocchie salernitane (insieme a San Demetrio, Santa Croce, Sant'Agostino e Santa Lucia, Maria Immacolata e Medaglia Miracolosa), sta cercando di rafforzare, affinché non ci siano più nè pregiudizi, nè indifferenza nei confronti dei clochard. La cena di Pasqua è dunque assicurata per almeno novanta persone. E lo sarà anche quella del lunedì in Albis: «Si tratta di un giorno di festa e non sappiamo quali e quante mense saranno aperte - spiega Braca - Per questo abbiamo deciso di fare il bis e di portare un pasto caldo a “domicilio” alle persone delle quali abitualmente ci occupiamo».
Sono una cinquantina, complessivamente, i senza tetto di cui l’associazione si fa carico. Un terzo di quelli che, quotidianamente, bussano alla porta della mensa San Francesco, gestita da Mario Conte. «Oggi saremo aperti - conferma - Prepareremo pasta al forno, pollo, patate, insalata e pastiera. Non so quanti ospiti avremo, ci penalizza il fatto che essendo un festivo i mezzi pubblici non saranno attivi e dunque molti avranno difficoltà a raggiungerci. Siamo qui, aspettiamo chi vorrà festeggiare la Pasqua con noi, non solo per sfamarsi, ma per condividere un momento di festa insieme». Il dramma della povertà, infatti, si incrocia spesso a quello della solitudine, creando una spirale complessa di paure e difficoltà. «Andare avanti sta diventando sempre più dura - confessa Conte - L’esercito dei nuovi poveri è in continua crescita. Non ci sono più solo stranieri, ma anche tante famiglie salernitane che hanno perso il lavoro e non sanno come sopravvivere. Cerchiamo di fare del nostro meglio e non molliamo, confidando nella generosità di chi, nel tempo, ci ha sempre sostenuto, ma la crisi si è fatta sentire, costringendo molti a ridefinire il proprio concetto di solidarietà». Un benefattore ha regalato alla mensa San Francesco un agnello. Qualcuno ha portato dei pacchi di pasta, qualche altro una pastiera come simbolo pasquale. Ma le offerte si sono ridotte, sia quantitativamente che qualitativamente. «Abbiamo bisogno di tante cose, ogni giorno, stateci vicino» è l’appello di Conte. A raccoglierlo, per ora, gli allievi dell’istituto alberghiero che subito dopo le festività pasquali si metteranno ai fornelli per offrire un pranzo agli ospiti di Mario.
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