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Ecco il racket di “prossimità” tra negozi, affiliati e minacce

Avevano inventato il “racket di prossimità”, tartassando soprattutto i negozi di quartiere. “Quelli della zona”, come si identificavano gli arrestati, erano rimasti ai vecchi “modi di dire” della...

Avevano inventato il “racket di prossimità”, tartassando soprattutto i negozi di quartiere. “Quelli della zona”, come si identificavano gli arrestati, erano rimasti ai vecchi “modi di dire” della camorra degli anni Ottanta. Anche la frase usata e ormai logora del “contributo per i carcerati” era tipica nel sistema camorristico di quel tempo.

Francesco Ingarra, detto l’Africano, Sabato Palladino, indicato nelle intercettazioni come il biondino, e Giuseppe Tommasini, detto “peppe ‘o giornalaio”, puntavano a diventare i mammasantissima del rione Sant’Anna. Determinanti per il quadro accusatorio della Dda di Salerno (sostituto Vincenzo Montemurro) e per il riconoscimento del vincolo associativo sono le intercettazioni ambientali nella sala colloqui del carcere di Salerno. Uno dei manovali della consorteria delinquenziale, Nicola Saturno, arrestato per l’attentato del 12 luglio 2014 al negozio di prodotti per l’igiene della persona, riferisce ai familiari di essere stato incastrato e punta il dito contro il coindagato Sabato Palladino (e’ per la bionda che mi trova qua, dice ai familiari).

Palladino che ha trascorso un periodo di carcerazione di dodici anni, viene indicato come il telefonista del gruppo. Dalla sua zona di spazzamento (lavora come operatore ecologico)sarebbero partite, a marzo dello scorso anno, le telefonate di minaccia al titolare del negozio di prodotti di bellezza (un contributo di 5mila euro per i carcerati). Sempre Palladino risulta essere l’anello di collegamento con la famiglia De Feo di Bellizzi.

Nel fascicolo della procura, diretta dal dottor Corrado Lembo, sono finite anche le lettere dalla corrispondenza tra Palladino e Pasquale De Feo, detenuto, a conferma degli intrecci di amicizie pericolose del gruppo del rione Sant’Anna con esponenti della camorra della Piana del Sele. Per i lavoretti si servivano di ragazzi del quartiere come Saturno, affascinati dalla possibilità di fare soldi.

Quelli a capo dell’organizzazione, invece, avevano un curriculum delinquenziale di rispetto. Se Palladino vanta legami con i De Feo, “Franco l’Africano” fu accusato dell'agguato a Paolo Miceli messo a segno nel 2006, una domenica sera, in via Briga e Tenda. Due sono i casi di “pizzo” addebitati al gruppo del rione Sant’Anna. Qualche settimana prima della denuncia del titolare del negozio di igiene davanti al quale era stata posizionata la bottiglia incendiaria, un supermercato della stessa zona era stato distrutto da un incendio. Sul rogo sono ancora in corso indagini e non si esclude che i responsabili del gesto siano i malviventi finiti in manette.

Massimiliano Lanzotto