IL BLITZ

Eboli, vendette e raid per gestire le “piazze” 

Storie di rapimenti e pestaggi dietro gli affari del mercato della droga

EBOLI. «Ad Eboli ci siamo noi»: è la minaccia che Maurizio Ciancio, spalleggiato dai D’Alterio di Campagna, anche detti “i napoletani”, grida in faccia a Jesse Janes Edoardo Chirico, il “brasiliano”, l’unico sfuggito al blitz della Mobile di lunedì in piazza della Repubblica. È il pomeriggio del 7 maggio dello scorso anno. Su una panchina è seduto Cosimo Marotta, detto “nasone”, ancora dolorante a un braccio per il duro pestaggio subìto a dicembre di due anni prima. In pochi metri si concentrano senza reazioni i pusher dei due gruppi che si contendono la piazza ebolitana. La tensione è alta.
La scelta del silenzio. Dopo la notifica delle sette ordinanze di misura cautelare in carcere (quella di Chirico non è stata eseguita perché all’estero, in Brasile) da parte degli agenti della Mobile di Salerno, diretta dal vicequestore Lorena Cicciotti, ieri si sono tenuti gli interrogatori di garanzia. Dinanzi al gip Sergio De Luca sono comparsi Danilo D’Alterio, il figlio Oreste D’Alterio, Maurizio Ciancio, detto “ciancitiello”, Vincenzo Stabile, Aldo Pastore, Cosimo Marotta e Felice Celso. Gli indagati si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere. Il collegio difensivo era composto, tra gli altri, dagli avvocati Nicola Naponiello, Antonio Boffa, Costantino Cardiello, Stefania Pierro e Giuseppe Russo.
I pestaggi. Per farsi spazio sulla piazza ebolitana, il gruppo facente capo a Danilo D’Alterio (del quale fanno parte suo figlio Oreste, sua moglie Anna Papa, Ciancio, Stabile alias “pappone”, Cosimo Dianese, Aldo Pastore e Mario Ruggiero) mette in atto una serie di pestaggi a colpi di mazza da baseball. A farne le spese sono i componenti del gruppo avversario. Ad avere la prima razione violenta di percosse è Cosimo Marotta che, a seguito di quella violenta aggressione, è costretto a stare tre mesi in ospedale. Il racconto di Danilo D’Alterio sull’efferatezza usata da Ciancio viene intercettato in un’ambientale a casa di Domenico Perna, boss di Torre Annunziata, sottoposto ad intercettazione nell’ambito di un altro procedimento pendente presso l’antimafia di Napoli.
Il sequestro. La risposta non si fa attendere. Cosimo Marotta, appena rimessosi dal pestaggio, ordina al “brasiliano”, Jesse Chirico, dietro il compenso di 4mila euro, il sequestro di Maurizio Ciancio e il relativo pestaggio. Ciancio viene prelevato da più persone nei pressi del Tony’s bar e caricato su un’altra vettura. Viene rilasciato nei pressi del ponte sul fiume Sele, sul litorale, dopo che è riuscito a sfuggire all’agguato gettandosi nei rovi che costeggiano il corso d’acqua. Dolorante e privo di forze viene soccorso da una pattuglia dei carabinieri e trasferito d’urgenza all’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia.
Le sparatorie. Le bande per lo spaccio si affrontano anche a colpi di pistola. Nelle indagini della Mobile, coordinate dai pm Elena Guarino e Vincenzo Senatore, finiscono i colpi sparati contro l’auto di Felice Celso (“due botte”, si dice nelle intercettazioni), di cui è indiziato Ciancio, e la risposta di fuoco contro Danielo D’Alterio, prima, e Ciancio, dopo, da parte di Antonio De Nigris (poi arrestato dai carabinieri) mentre si trovava in macchina con Felice e Gaetano Celso.(r. p.)


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