LA DECISIONE

Eboli, Gerardo Pesce condannato a sei anni 

Spacciandosi per killer, costrinse due ragazzi ad accompagnarlo in auto dalla Romagna a casa

Rapinò due giovani romagnoli spacciandosi per un “feroce killer della camorra”. L’ebolitano Gerardo Pesce, 45 anni, è stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione con il rito ordinario. La decisione è stata assunta lo scorso mercoledì dai giudici del tribunale di Rimini. Il pregiudicato, difeso dall’avvocato Giuseppe Russo, atteggiandosi a camorrista era riuscito a farsi accompagnare a casa, dall’Emilia Romagna in Campania. Per quel “passaggio in auto” rispondeva anche di sequestro di persona, ma per quel reato è stato assolto.
Siamo all’inizio dello scorso anno, a fine gennaio. Gerardo Pesce si era reso irreperibile. Si scoprì allora che si era stabilito in un piccolo paese della Romagna. A Novafeltria, centro di settemila anime. In quel periodo pare abbia avuto l’esigenza di rientrare a casa a Eboli. E per far rientro in Campania utilizzò due ragazzi del posto, spaventandoli al punto di farsi accompagnare, insieme a un amico di Foggia, per mille chilometri. Le vittime – secondo la loro ricostruzione – viaggiarono in auto con quello che credevano un killer per oltre sei ore. Sta di fatto che Pesce, ricercato dalle forze dell’ordine, riuscì a raggiungere la sua città di origine nell’auto dei due malcapitati. Arrivati s Eboli, dopo un giro tortuoso per disorientare i ragazzi, Pesce scese dall’auto e si diresse a casa di parenti. I carabinieri della compagnia di Eboli scoprirono il ritorno di Pesce in città solo dopo che le vittime fecero rientro in Romagna. E ai carabinieri di Novifeltria sporsero denuncia facendo quel racconto incredibile. A scovare Pesce furono i carabinieri del comando di via Dalla Chiesa. I militari fecero irruzione nell’abitazione di una sua zia mentre il quarantatreenne si apprestava a prendere un bus per fare rientro in Romagna.
Durante il dibattimento è caduta l’accusa grave di sequestro di persona. La difesa di Pesce ha dimostrato che i ragazzi emiliani potevano liberarsi, benché minacciati e costretti a effettuare un viaggio di oltre mille chilometri. Il tribunale ha ritenuto che il fantomatico killer è responsabile solo di rapina. E per quella è stato condannato in primo grado a sei anni.

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