IL CASO

Eboli, abusi vista mare: ecco le ruspe dei pm

Il Comune mette 121mila euro a disposizione della magistratura per demolire altre tre abitazioni “fuorilegge” dopo 25 anni

EBOLI - Un’attesa lunga, lunghissima. Venticinque anni. Ma alla fine la giustizia fa il suo corso ed uno alla volta gli immobili abusivi che hanno deturpato la litoranea di Campolongo vanno giù. Saranno abbattuti. Il Comune di Eboli ha preso atto dei provvedimenti adottati dalla Procura di Salerno sulla scorta di sentenze irrevocabili di condanna emesse della Corte d’Appello ed ha messo a disposizione dei pm 121mila euro per altre tre demolizioni ritenute prioritarie. Si tratta di abitazioni di proprietà privata, tutte e tre a Campolongo. Villette finite nel mirino della magistratura dal 1996 al 2003, tutte risalenti all’epoca dell’amministrazione retta da Gerardo Rosania . Fu durante il suo mandato che si diede il via alla contestazione degli abusi lungo la litoranea. Alcune demolizioni vennero effettuate negli stessi anni in cui il primo sindaco comunista ebbe le redini del Comune.

Rosania dovette chiedere l’ausilio dell’esercito per portare a termine le operazioni. Non riusciva infatti a trovare ditte disponibili. Molte delle costruzioni abbattute all’epoca, sorte come funghi velenosi a deturpare la pineta, erano di proprietà di camorristi. Case che erano state costruite nottetempo. Il giorno prima non c’era nulla ed il giorno dopo era spuntata la villetta. Altre erano state vendute. Alle volte ad acquirenti ignari ed in buona fede che le avevano acquistate credendo di aver fatto un affare. In molti casi, però, anche i nuovi proprietari erano ben consci che le case erano abusive. E si trattava di abusi non sanabili. Eppure i ricorsi furono moltissimi. A colpi di carta bollata e pagando fior di avvocati molti proprietari si sono opposti per anni alle ruspe. Tentando di difendere ciò che credevano un loro diritto: la casa. Sebbene la maggior parte fossero solo abitazioni per la villeggiatura e non vere e proprie residenze, non mancarono coloro che scelsero di abitarvi. Senza servizi. Senza fognature né illuminazione. Nascosti dal folto degli alberi. Con il trascorrere degli anni tante di quelle casette, un tempo graziose, nonostante fossero del tutto abusive ed illegali, divennero un vero e proprio rifugio per criminali e clandestini.

Spesso luogo di ritrovo di spacciatori e magnaccia della prostituzione. Tanto da rendere la Pineta, nel frattempo divenuta patrimonio inviolabile e protetta da vincoli assoluti di inedificabilità, un luogo malsicuro. Da evitare. Molte costruzioni finirono sotto sequestro. E furono messe in moto le prime ruspe. Ma la litoranea è ancora disseminata di abusi edilizi. E ancor oggi non tutte le demolizioni sono state effettuate. Per queste tre abitazioni, le priorità sono state definite a seguito di un incontro tra il commissario prefettizio Antonio De Iesu , il procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli e l’aggiunto Luigi Cannavale . Il Comune di Eboli accederà e al fondo di rotazione per le demolizioni, impegnando la somma di 121mila euro. E del resto, se davvero si vuol procedere al risanamento della costa e della fascia pinetata portando a termine il grandioso progetto del master plan , le costruzioni abusive dovranno scomparire. Intanto il Comune dovrà tentare di rivalersi sui proprietari. «le spese effettivamente sostenute dal Comune di Eboli per l’esecuzione degli interventi di demolizione, disposti da parte della Procura di Salerno, saranno richieste ai responsabili degli abusi e che, in caso di insolvenza degli stessi, si procederà al recupero coattivo». Un recupero che, obiettivamente, sarà difficile. Ma la pineta ringrazia.

(s.b.)
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