il tam tam in rete

E si prepara lo “sciopero sociale”

All’iniziativa hanno aderito anche le altre categorie a partita Iva

Sul web la protesta è divenuta “virale”. Centinaia di selfie e una mobilitazione che dal campo forense si è estesa a tutti i settori delle libere professioni. Venerdì a Roma, a manifestare con gli avvocati, ci saranno anche ingegneri, architetti, geometri, giornalisti, archivisti e una miriade di lavoratori autonomi e freelance: un crogiuolo del popolo delle partite Iva, che rivendica più diritti e alza le barricate di un social strike, uno sciopero sociale con cui incrociare le lotte. «Abbiamo problemi comuni, come l’eccessiva pressione fiscale e l’iniquità previdenziale – sottolinea in rete il presidente di Mga, Cosimo D. Matteucci – e a problemi comuni si possono e si devono trovare soluzioni comuni».

È stata l’associazione degli avvocati ad avviare la mobilitazione, incassando tra le altre l’adesione di Acta, organismo che raggruppa i liberi professionisti. A far saltare il “banco” sono state le lettere che la Cassa forense ha inviato due mesi fa ai nuovi avvocati con un’alternativa capestro: iscriversi all’istituto previdenziale o cancellarsi, entro sessanta giorni, anche dall’Albo. Da lì è nata l’onda di #iononmicancello, diventata più alta quando la bozza del nuovo regolamento per la continuità professionale ha minato anche la posizione dei vecchi iscritti. Il testo, in attesa di approvazione al Ministero della Giustizia, prevede che in sede di revisione degli albi il Consiglio nazionale forense provveda a cassare gli avvocati non in regola con la contribuzione previdenziale, di fatto impedendogli l’esercizio della professione. Saranno reinseriti quando salderanno il debito: «Ma se non lavoro – è la domanda ricorrente – come faccio a pagare?». Da qui l’onda dei selfie, accompagnati da frasi di protesta: «Scelgo la mia famiglia, basta estorsioni» scrive Alfonso Botta. E c’è chi, tanto per essere chiaro, invece del cartello sceglie uno scatto con neonato, come fa la famiglia Biello.

E ancora: «Non pago perché non posso» recita il foglio issato da Paolo Borea. E Anna Bilotti chiosa: «Come posso difendere i diritti degli altri se non difendo i miei». (c.d.m.)

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