E ora il depuratore rimane ostaggio della burocrazia 

Lavori agli sgoccioli ma c’è la grana del contatore dell’Enel Va installato in un’area non ancora di proprietà comunale

Un contatore paralizza la depurazione. Tutto pronto, ma mancano le carte per l'allaccio alla rete elettrica in media tensione, e i vertici della Tecnobuilding, che si son ritrovati sbattuta in faccia la porta da un privato, s'appellano ai funzionari di Palazzo di Città. L'Enel attende alla finestra.
Accade anche questo a Battipaglia: la burocrazia blocca il funzionamento dell'impianto di Tavernola, che dovrebbe garantire una più efficiente depurazione delle acque a sud della foce del Tusciano. Il 4 settembre, gli uomini della “Tecnobuilding srl”, che lavorano all’adeguamento tecnologico del depuratore, scrivono una nota indirizzata alla sindaca Francese, al responsabile del procedimento e al direttore dei lavori, rispettivamente gli ingegneri Amoroso e Malangone.
Comunicano che «le lavorazioni necessarie a garantire l'allaccio alla rete elettrica in media tensione risultano sostanzialmente ultimate, visto che si deve provvedere soltanto alla posa dell'armadio contatore, da installare esternamente all'edificio servizi, in prossimità della porta di accesso alla cabina dell'Enel». Lavori agli sgoccioli, ma per bloccare tutto basta un contatore: «Il 30 agosto - raccontano i lavoratori ai funzionari comunali - abbiamo contattato il proprietario del fondo retrostante l'impianto di depurazione che, però, ha negato l'accesso all'area ai fini dell'installazione dell'armadio contatore». Tutto fermo, perché la mancata installazione dell'armadio contatore «pregiudica la possibilità d'allaccio alla rete elettrica in media tensione», rendendo impossibile «garantire la fornitura energetica prevista per cinquecento chilowatt e, di conseguenza, l'attivazione dell'impianto di depurazione per il trattamento dell'intera portata di progetto».
Senza quel contatore, non si può implementare la portata delle acque reflue trattate dal depuratore: al momento, infatti, i 200 litri al secondo vengono lavorati in maniera semplificata, senza passare attraverso la sedimentazione e l'ossidazione biologica, possibili soltanto con un aumento della potenza energetica. Burocraticamente va sciolto il nodo della titolarità dell'area, visto che nel 1970 l'amministrazione comunale emanò un decreto d'occupazione per la realizzazione dell'opera. Il titolo di proprietà di quei 10mila metri quadri, però, non è mai stato registrato. Soltanto a giugno di quest'anno, i comunali hanno reperito alcuni atti, e lo annunciò pure la sindaca dal palco, durante il comizio del 10 giugno. Eppure, nei mesi estivi, nessuno a Palazzo di Città avrebbe ufficialmente registrato quelle carte contrattuali.
Carmine Landi
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