LA TRAGEDIA

E la città ora piange Matteo Leone: Era “nu buono guaglione”

Commosso il “capoparanza” di San Matteo: «Non meritava questa sorte...»

LUTTO CITTADINO NEL GIORNO DEI FUNERALI

SALERNO - Tra i vicoli delle Fornelle, davanti ai bar del Centro Storico le parole sono appena sussurrate. Il dolore attraversa le strade del cuore antico della città e un senso di sbigottimento si legge sui volti di persone di ogni età. Tante domande si affastellano nella testa delle persone che hanno conosciuto Matteo Leone, un amico, “nu buono guaglione” che aveva combattuto e vinto la leucemia. Il suo cuore si è tragicamente fermato la scorsa notte dopo il grave incidente al porto avvenuto a fine turno, quando stava per tornare a casa. «Come è possibile che sia accaduto? », è l’interrogativo che assilla la gente del Centro storico e l’intera città. Il dolore delle paranze. Lo ricorda bene Raffaele Amoroso, responsabile dei portatori e capoparanza di San Matteo, quel giorno di una decina di anni fa, quando Matteo Leone si presentò per diventare portatore della statua di San Matteo e di Sant’Anna al Porto.

«Venne questo ragazzino verace, pieno di entusiasmo. Era orgoglioso che proprio lui che era del Centro storico potesse portare la statua del patrono», ricorda. Da quel giorno, «è stato un portatore esemplare, un ragazzo d’oro con una vera devozione. Non protestava mai, dove lo mettevo lì lo trovavo, pronto al sacrificio di chilometri da percorrere col peso delle statue addosso. Ma lui ci credeva veramente...». Negli ultimi mesi i portatori hanno subito un altro lutto con la morte, a causa di Covid19, di Enzo Casella. «Per la famiglia dei portatori - spiega ancora Amoroso sono state due perdite grandi. E, in questo momento vogliamo esprimere soltanto tutta la nostra vicinanza a queste famiglie; e poi chiuderci in un doveroso e rispettoso silenzio. Matteo non meritava questa sorte, credeva nel suo lavoro e, da figlio di portuale, era sempre pieno di buona volontà. Non ci sono parole per descrivere veramente questo ragazzo. Come portatori saremo in chiesa per il nostro omaggio e poi, come fa una famiglia, ci chiuderemo nel nostro dolore», conclude Amoroso senza nascondere la commozione.

“San Matteo ha perso un’altra spalla. Buon viaggio Mattè”, scrive uno dei portatori sui social. Uno dopo l’altro, a partire dalle prime ore della mattinata di ieri quando la notizia della morte dell’operaio è diventata ufficiale, si sono susseguiti i post con messaggi e ricordi corredati con le foto della paranza di tante processioni. Il lutto e la festa. «Li aveva messi lui, non ha senso che restino qui», spiega uno dei ragazzi che, ieri mattina, a Largo Campo, manovra una lunga asta che culmina con una sorta di coltello con cui sta tirando via i nastri stesi da un balcone all’altro. Le bandierine vengono tolte dai balconi. «Non ha alcun senso lasciare i segni della festa: quello che è accaduto è troppo più grande e importante », spiegano i ragazzi. «Me lo ricordo bene quando Matteo li ha messi», fa eco una signora anziana che dal marciapiede assiste alle operazioni di rimozione dei festoni. Non c’è più nessuna voglia di festeggiare la promozione della Salernitana; anzi, dopo la tragedia del porto, quei festoni quasi stridono con l’umore e lo spirito di un intero quartiere che, in questo momento, vive una profonda tristezza. Matteo è stato anche un tifoso “militante”, come fa notare un amico di sempre che con lui ha condiviso anni di trasferte e partite in casa.

E anche la passione granata fa un passo indietro davanti alla tragedia: si fermano tutte le organizzazioni di ulteriori allestimenti della città e tutto viene rimandato. Da uno dei balconi in alto, al civico 32 di piazza Casalbore (un luogo che dice parecchio ai tifosi storici della Salernitana) sono stati tolti cinque bandieroni ed è stato posizionato uno striscione che sintetizza lo spirito di tanti che con il giovane operaio hanno condiviso il tifo e tanta strada: “Un ultras non muore mai. Ciao Matteo”, è scritto a caratteri cubitali. Silenzio e rispetto sono le due parole d’ordine che accomunano e stringono la Salerno della fede e la città del tifo. Non c’è voglia di retorica, piuttosto si attende che, concluse tutte le procedure previste, la salma del ragazzo sia restituita alla famiglia per il funerale di Matteo, “nu buono guaglione” .

Eleonora Tedesco