Palinuro

E il Lanternone resta chiuso

Il sindaco ha detto no alla riapertura dello storico locale

CENTOLA. Dopo il sequestro del “Ciclope”, i re delle notti del Mingardo sono tornati al loro affare principale: le mense. Ma la discoteca per la famiglia Sacco di Torre Annunziata è un’impresa irrinunciabile. Abili interlocutori della zona cilentana, a loro è riconosciuta un’ottima capacità di interazione con gli amministratori pubblici.

E allora i proprietari, o meglio i concessionari del locale che fino a un anno fa radunava migliaia di giovani, hanno tentato l’assalto a un altro santuario della musica e delle serate mondane: il “Lanternone” di Palinuro, chiuso da oltre venti anni e inagibile. Cercando così il doppio colpo: restituire alle loro casse le perdite delle serate al “Ciclope” (almeno un milione ad estate, alla media di tre mila biglietti staccati al giorno) e resuscitare un tesoro sepolto. Avrebbero chiesto informazioni e messo sul piatto la loro proposta, oltre a un bel po’ di soldi per la ristrutturazione. Insomma, convincere il Comune di Centola ad affidare loro la gestione del locale, accollandosi tutti gli eventuali lavori pur di poter riaprire il locale che è di loro proprietà. Con il “Ciclope” riuscirono a strappare l’affido di un pezzo di demanio su cui sorgeva la grotta che ospitava le notti danzanti. «Non ho mai considerato legale consegnare quel luogo a una discoteca», tuona Giuseppe Taraallo, ex presidente del Parco del Cilento. Parecchi dubbi li hanno anche i carabinieri, che considerano il “Ciclope” un chiaro esempio del silenzio delle amministrazioni, in questo caso di Camerota.

Il sindaco di Centola ha detto «no» e il “Lanternone” resta chiuso. Il suo collega di Camerota ntanto deve difendersi dall’accusa di aver agito in modo superficiale nel rilascio delle autorizzazioni per la discoteca nella grotta, comprese quelle temporanee, dove il 10 agosto di un anno fa un pezzo di roccia si staccò e uccise una persona all’esterno.

Il “Ciclope” è solo la punta dell’iceberg. Lungo quel costone, nonostante il divieto di sosta imposto dalla polizia provinciale e benché l’Autorità di bacino abbia sentenziato sulla pericolosità di tutta l’area, il parcheggio abusivo che serve i lidi a mare, sembra ignorare la tragedia.

Gli investigatori della Benemerita non ignorano invece segnali inquietanti sui flussi di capitali che rischiano di inondare Palinuro, legati allo stretto rapporto tra abusivismo edilizio e riciclaggio. E stanno verificando l’interesse presunto di alcuni soggetti, provenienti dall’area nord di Napoli, su hotel falliti e non a norma affidati a curatori. Per ora si informano sull’appetibilità dei suoli e della struttura. Poi verrà il giorno dell’asta a cui ormai molti prestanome della criminalità organizzata si presentano “puliti” fino al midollo e per beccarli ci vuole tempo.

I militari da Palinuro a Sapri hanno capito da tempo che per contrastare l’abuso edilizio devono seguire una pista infallibile: il silenzio delle amministrazioni. E sul riciclaggio più di un indizio porta ai bar, altra attività in cui nel Cilento si reinvestono soldi di dubbia provenienza. ©RIPRODUZIONE RISERVATA