il bagno di folla

E De Luca riscopre il sorriso

Da sceriffo a istrione: «Ma alla Rotonda non voglio vedere palloni»

«E De Luca? De Luca viene?» chiede la signora ammassata nella calca della villa comunale. «Eccomi, “personaggione”» risponderebbe il governatore versione Crozza. D’altronde le Luci a Salerno “le ha portate lui” e da dieci anni le rivendica come una delle sue intuizioni migliori. Qualcuno storce il naso? Critica il caos? Si permette persino di giudicarne l’estetica? “Personaggetti”, con le loro piccolezze, i loro “sorrisetti”. Il De Luca dei momenti più truci li definirebbe “sciamannati”, ma il giorno di Luci d’artista è giorno di festa, e allora via il grugno da sceriffo (rispolverato appena ventiquattr’ore prima per fare sequestrare lo scooter a due ragazzi sorpresi a scorazzare senza casco) e su in volto un bel sorriso aperto, che ad ogni accensione allarga la mascella da gladiatore. È il suo evento. Al punto da decidere di evitare quest’anno la conferenza anticipatoria in Comune, dove non avrebbe potuto partecipare da sindaco, per rimettere tutto al momento spettacolare dell’accensione.

Quando arriva in villa comunale, un passo avanti al facente funzioni Enzo Napoli, nessuno dubita che il “Vincenzo, Vincenzo” reclamato dalla folla sia il presidente della Regione. Lui sale sul palchetto, stringe mani, dà il segnale del “fiat lux” che apre ufficialmente Luci d’artista 2015, poi parte in testa a un corteo che da via Roma sale per il centro storico per sciogliersi alla Rotonda tre quarti d’ora più tardi. Un po’ istrione un po’ capopopolo, si rimette idealmente la fascia tricolore e gongola tra abbracci e foto ricordo. Guida il codazzo di supporter e curiosi a braccetto con Biagio Izzo, e con lui si divide i fan. Il comico procede al centro tra presidente e sindaco, ma neanche per un attimo lo stile compassato di Napoli prova a rubare la scena al predecessore. Il percorso per piazza Flavio Gioia è qualcosa di ibrido tra le stazioni di un cursus trionfale e lo “struscio” dei Sepolcri. L’artigiano Giovanni Savastano, maestro del presepe, aspetta sulla soglia per alzare verso De Luca la nuova statuina che lo ritrae con la fascia blu di governatore e, tra le mani, le cinque province campane. A piazza Sant’Agostino lo storico pescivendolo (il primo a proporre il “cuoppo” di frittura, aprendo la strada a un fenomeno che ne ha fatto da preparazione gastronomica un emblema semantico) si profonde in un’accoglienza da cabaret con copricapo in paglia: «È qui, Biagio Izzo è qui» ripete a squarciagola prima di lanciarsi in baci e abbracci a comico e presidente della Regione. Pochi metri e davanti la chiesa del Crocifisso è il capo ultras Raffaele Russo (alias il “vichingo”) ad aspettare De Luca per l’abbraccio di rito. Il resto è tripudio di selfie, intervallati da qualche battuta e dall’iperbole della retorica deluchiana che Maurizio Crozza ha eletto a stilema. «Abbiamo l’evento turistico più grande della Campania»; meglio, «del Sud»; anzi, «non c’è nessun altro evento». E che Salerno è magica «lo sanno in tutta Europa». Poi reindossa la stelletta da sceriffo: «Faccio una raccomandazione ai genitori, alla Rotonda niente palloni. Dove devono giocare? Andassero alle scuole calcio. A piazza di Spagna mica si gioca». E Biagio Izzo rincara: «Le mamme sono avvertite, questo il pallone ve lo schiatta». Quando propone di rinominarlo Vincenzo “De Luce” in omaggio alle luminarie, non sa che a Salerno c’è già chi lo ha ribattezzato il “luce”, evocando il ventennio per stigmatizzarne l’autoritarismo. Per tutti, però resta il “sindaco”. «Sindaco possiamo farci una foto con lei?», «Sindaco si fermi un attimo», «Scusi, è presidente, ma per noi è sempre al suo posto al Comune». De Luca insegue il bagno di folla. Dalla Rotonda, prima di partire per la zona orientale come prevede il programma, sale verso il Corso e si ferma ad ogni richiesta di selfie e stretta di mano. Sorride, sornione. Poi si infila in auto verso Mercatello, senza più Biagio Izzo ma sempre insieme a Napoli. Qui le installazioni sono già accese, ma c’è da rispettare un calendario di appuntamenti. Quindi tappa a Mariconda nella sede della cooperativa di Angelo Bracciante, elettore ventennale. Poi sosta con rinfresco al “Wave cafè” di via Trento, dove la signora Anna Montiale conserva le foto delle precedenti edizioni, con Sgarbi e altri testimonial. E ultima sosta a una gelateria lì affianco: «Hanno aperto da poco, facciamogli un saluto» suggerisce uno dei sostenitori della zona orientale. E a proposito di aficionados si fa vedere anche Giovanni Pagliarulo, padre del rapper Rocco Hunt.

Quando alla Rotonda “Rete della conoscenza” e Giovani comunisti inscenano il “sit-in di contro-accensione” e declamano le poesie di Alfonso Gatto per reclamare un vero progetto di sviluppo, i riflettori dell’inaugurazione si sono spenti da un pezzo. Li avesse visti, De Luca li avrebbe degnati al più di sorriso sbilenco: «Personagetti». (c.d.m.)

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