Duemila volte “no” al compostaggio 

Grande partecipazione al corteo. La Francese: «Niente scontro con la Regione», ma la giunta dice sì al ricorso contro il decreto

L’urlo dei duemila contro l’impianto di compostaggio. Nella prima serata d’autunno, più di due migliaia di cittadini rispondono alla chiamata del comitato “Non vogliamo il sito di compostaggio a Battipaglia” e scendono in strada per un “no” secco a quel centro da 35mila tonnellate annue d’umido, voluto dalla Regione, che dovrebbe veder la luce tra le mura dell’impianto di trattamento meccanico biologico, l’ex stir.
Il corteo. Al collo le mascherine antismog e i fischietti stretti tra le labbra: i battipagliesi sfilano così, sotto gli occhi vigili del vicequestore aggiunto Imma Acconcia. In prima fila, i ragazzi della “Murga Los Espantaparajos” danzano al ritmo dei tamburi, indossando pure sacchi neri per l’immondizia, e dietro di loro marcia la portavoce del comitato, Stefania Battista. Alla testa del popolo, Cecilia Francese tiene per mano una bimba con il volto coperto dalla mascherina. Ci sono gli assessori Stefania Vecchio e Giuseppe Provenza, e poi gran parte dei consiglieri comunali di maggioranza e d’opposizione. Ci sono i rappresentanti di sindacati, associazioni e partiti: assenti i vertici del Pd. C’è chi agita cartelli conm il protocollo d’intesa del 2002, con il quale, attraverso il commissario Antonio Bassolino, Palazzo Chigi s’impegnava a bonificare le discariche e a non realizzare in città il sito di compostaggio. E poi uno striscione eloquente: “Battipaglia da amare, non da inquinare”. Molti negozi sono chiusi: sulle saracinesche, cartelli di solidarietà verso l’azione del comitato.
Gli interventi. Sul palco di piazza Aldo Moro a parlare per prima è la Francese: «Non vogliamo lo scontro con la Regione, ma un confronto - spiega - e attendiamo la convocazione dalla commissione regionale, perché il problema è che le decisioni vengono prese dall’alto». Fa riferimento alla legge nazionale del 2010, e ricorda: «Nel 2012, Stefano Caldoro aveva previsto qui 75mila tonnellate; poi Vincenzo De Luca ha ridotto a 35mila, ma noi abbiamo già altri 6 siti, e l’impianto di Eboli, responsabile della puzza, arriverà a 75mila tonnellate…». Parla dello stir, «chiuso per due giorni dalla Provincia dopo i controlli dell’amministrazione», ma pure contro i privati del rifiuto: «L’Arpac denuncia irregolarità in ogni sito». Contro i piani alti di Palazzo Santa Lucia si schiera Gerardo Motta, che si prende la piazza: «Noi siamo amici di tutti - urla alludendo ai rapporti personali con De Luca - ma fin quando non toccano la nostra città. La Francese ha ragione quando dice che decidono sopra le nostre teste, ma lei avrebbe potuto fermarli». Poi le tende la mano: «Siamo accanto all’amministrazione in questa battaglia, e se lo vorranno saremo con loro anche attorno ai tavoli».
Le delibere. Nelle ore precedenti alla manifestazione, la giunta ha ribadito il proprio “no” al compostaggio pure attraverso due delibere. E se la prendono con Palazzo Chigi. Con il primo atto, si dà mandato a Giuseppe Lullo, dirigente dell’area legale, di proporre ricorso contro il decreto dirigenziale regionale di maggio 2015, che autorizza EcoAmbiente, la provinciale che gestisce lo stir, al compostaggio. S’impugnerà il disatteso protocollo d’intesa del 2002 «per ottenere - si legge - la condanna del presidente del Consiglio e la declaratoria dell’obbligo d’eseguire quanto previsto». E con la seconda delibera si dispone che, per la richiesta di nuovi insediamenti e il rinnovo delle autorizzazioni per attività insalubri, l’area tecnica comunale e il Suap dovranno compilare un’attenta scheda di valutazione del rischio e poi richiedere anche la redazione della Valutazione dell’impatto da odori (la Vio).
Carmine Landi
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