LE MIRE DEI TRAFFICANTI

Droga, la “rotta balcanica”: «Porto sotto osservazione»

Salerno uno degli scali “preferiti” per lo sbarco di stupefacenti dall’Est Europa

SALERNO - Da porto di transito degli alleati degli Hezbollah a punto di incrocio con i Balcani. La seconda città della Campania svolge un ruolo, inconsapevolmente, nei traffici di varie droghe destinate ai mercati dei Paesi del centro-nord Europa e quelli della penisola Balcanica. Un primato negativo dovuto anche dalla scarsa attenzione della parte pubblica al problema sociale. Il commercio e il consumo di stupefacenti sono aumentati a dismisura senza una minima presa di posizione della città, tranne che dal forze dell’ordine e magistratura che, con le inchieste giudiziarie hanno poto in evidenza il serio problema del porto colabrodo.

Le rotte della cocaina. Il cosiddetto “Cartello dei Balcani”, che opera collaborando con reti criminali marocchine, albanesi e sudamericane, rappresenta uno dei principali acquirenti di cocaina sudamericana importata attraverso la rotta atlantica, utilizzando grandi compagnie marittime. Sfrutta perlopiù il porto di Gioia Tauro e in subordine quello di Salerno. Nello scalo salernitano opererebbero collaboratori fissi delle ‘ndrine per l’arrivo e lo smistamento della “coca”. Un fatto evidenziato dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho già nel 2018. E lo scorso ottobre, durante la conferenza stampa per l’operazione “El Fakir”, il procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli , parlò del porto di Salerno come un “sorvegliato speciale” da parte della magistratura dove doveva arrivare addirittura un container con tonnellate di cocaina dal Sudamerica, spedizione poi saltata.

L’inchiesta El Fakir. I rifornimenti da e per il Salernitano interessavano anche persone vicine a broker internazionale della droga del Napoletano. Gente che aveva contatti con persone che gravitavano attorno a “Tiger”, Fiorenzo Pariotti di Torrione, a sua volta in contatto anche con gli albanesi che hanno una base nell’Avellinese. Saranno proprio gli albanesi a proporre a Pariotti di far diventare Salerno una delle principali piazze di smercio di stupefacenti. Elementi che da soli sembrano mettere insieme piani diversi d’indagine ma che testimoniano come a Salerno non è solo terra di approdo e transito di droga, semmai gestita da gruppi criminali di alto profilo, ma pure di numerosi gruppi locali che commerciano chili di cocaina alla volta, come di altri stupefacenti. Dall’inchiesta El Fakir (soprannome di German Eliecer Chanis Aguilar, capo dei paramilitari del “Frente 57” delle Farc, guerriglieri che operano al confine tra Panama e Colombia) emerse che la “mala” salernitana voleva smarcarsi dai fornitori dall’area napoletana rivolgendosi direttamente ai narcos sudamericani e albanesi per i carichi di droga. Un parlare allo stesso livello grazie a un’organizzazione di trafficanti a vasi comunicanti, che ha un’anima a Napoli e una a Salerno e fornitori stabili dall’Albania e dal Sudamerica grazie proprio a El Fakir.

Le holding dello spaccio. Sempre da questa inchiesta emerge la preoccupante evoluzione della criminalità di Salerno, dove al momento non esistono veri e propri clan camorristici ma diverse associazioni di spacciatori e trafficanti di stupefacenti, come sottolineò lo stesso procuratore Borrelli. La provincia di Salerno, ricorda il report 2021 su traffici di stupefacenti del dipartimento antidroga, «si connota per la presenza di “federazioni di gruppi criminali” e organizzazioni delinquenziali autonome, impegnate in lotte cruente per il controllo del territorio e, spesso, in contatto con altre compagini riconducibili alla ‘Ndrangheta ed alle organizzazioni criminali pugliesi». E i gruppi pugliesi sono ormai proconsoli di quelli albanesi. Va anche sottolineato che la rotta dell’eroina passa attraverso l’Iraq, la Siria e la Turchia e arriva in Italia, stessa rotta seguita dal traffico di petroli di contrabbando della quale la Campania e il Salernitano sono una dei maggiori protagonisti e da ultimo anche dei migranti che sono approdati a Salerno negli ultimi mesi.

Le anfetamine. Discorso a parte sono le 14 tonnellate di Captagon trovate dalla guardia di finanza al porto di Salerno. Un carico che sarebbe stato movimentato da persone vicine al Governo siriano di Bashar al Assad e i suoi alleati libanesi di Hezbollah. Il carico di Salerno, secondo la Bbc e altre inchieste, sarebbero legato proprio al mondo che ruota attorno al “Partito di Dio”, che però smentisce categoricamente. E appare illogico che un giro di tali complicità internazionali e con una rete di altre organizzazione nei singoli Paesi europei non avesse un valido sostegno a porto di Salerno per la movimentazione del carico del Captagon . Ora si comprende perché, in generale, Borrelli parli del porto di Salerno come di un sorvegliato speciale.

(s.d.n.)