Droga, il Riesame non fa sconti alla “zarina” 

Lucia Zullo ancora in carcere, confermate dieci delle undici ordinanze cautelari dopo il blitz di giugno

La “zarina” Lucia Zullo resta in carcere. Per la signora della droga, che gestiva la fiorente attività illecita dal suo quartier generale della frazione Santa Lucia, non è bastato l’annullamento parziale dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio, per ottenere una misura cautelare meno afflittiva. I giudici del Riesame di Salerno (presidente Gaetano Sgroia) hanno confermato 10 delle 11 misure cautelari. L’unica revoca è arrivata per l’indagato Della Valle.
A metà giugno c’era stato il blitz dei carabinieri del nucleo territoriale di Nocera Inferiore e della tenenza di Cava che aveva smantellato il clan messo in piedi dalla Zullo. La donna aveva organizzato una rete di spacciatori che smerciava cocaina, eroina e crack. Quella solida “joint venture” familiare si era poi sdoppiata, creando di fatto una spaccatura nella famiglia Zullo, “i cavallari”, che aveva abbinato al commercio di equini quello più redditizio dello spaccio di stupefacenti, sfruttando conoscenze interposte con fornitori dell’Agro e dell’hinterland Napoletano.
La figura apicale del famigerato e violento gruppo di spaccio era lei, la Zullo. Suoi luogotenenti erano il nipote Vincenzo Zullo, il figlio Mario Avigliano e Vincenzo Porpora. Quest’ultimo aveva il compito di procacciare lo stupefacente per il fabbisogno dei clienti. Alfredo Lambiase, Carmine Medolla, Michele Memoli e Alberto Esposito erano le sentinelle sulle “piazze di spaccio”, incaricate della vendita delle dosi e della segnalazione della presenza in giro delle forze dell’ordine.
La più attiva, però, era la Zullo che spacciava al minuto dal suo alloggio delle case popolari. A confermare il ruolo chiave della Zullo sono stati gli assuntori fermati dai carabinieri che la indicano senza esitazione come la pusher. La solidità dell’associazione si è sgretolata quando il nipote Vincenzo ha tentato la costituzione della “nuova associazione” di cui facevano Porpora nel ruolo di procacciatore, Nunzio e Vincenzo Catania con Giuseppe Di Napoli garantivano il rifornimento mentre Roberto Benincasa e Alessandro Marciano fornivano la logistica (macchine, mezzi e depositi per la droga).
Le indagini dei carabinieri, coordinati dal pm Vincenzo Senatore hanno accertato anche la presenza di armi. Nel collegio difensivo sono presenti, tra gli altri, gli avvocati Teresa Sorrentino, Cesarano, Romano e Secondino. (m. l.)
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