Droga e racket, chieste le condanne 

Giro di spaccio nella Piana, il pm: «Ventidue anni a Mogavero e Sergio Bisogni»  

PONTECAGNANO. Ventidue anni per il capo Francesco Mogavero, altrettanti per Sergio Bisogni e Luigi Giuliano: sono le richieste di pena più formulate dal pubblico ministero Silvio Marco Guarriello per i 29 imputati del processo Omnia che rispondono di spaccio di stupefacenti e hanno scelto il rito abbreviato. Altri 51 sono già stati rinviati a giudizio, con accuse che vanno dallo spaccio di droga al racket sul trasporto dell’ortofrutta prodotta nella Piana del Sele, di cui il sodalizio era riuscito a conquistare il monopolio con attentati e minacce.
La sentenza in abbreviato sarà emessa a febbraio. Le altre richieste di pena formulate ieri sono di 6 anni in continuazione per Sabino De Maio (che beneficia della riduzione per i collaboratori di giustizia), 10 anni per Leopoldo Ferullo, 20 per Marco Imparato, Biagio Parisi, Guglielmo Di Martino e Sabato Di Lascio, 12 per Cosma Palma, 10 per Alberto Sabato, 12 per Luca Sorriento, 10 per Raffaele Sorriento, 20 per Giuseppe Dell’Angelo, 10 per Cristian Pecoraro, 20 per Marco Comunale, 10 per Alda Di Benedetto, 8 per Salvatore Di Lieto, 10 per Alberto Sabato, 4 per Donato Ippolito, 5 per Santo Pecoraro, 10 per Alfonso Telese, 2 per Anna Iuliano, 4 per Mario Funiciello, 4 per Angelo Brillante, Giuseppe De Sio, Lucia De Sio, Paolo Podeia, Leonard Virga e Antonio Capone.
Le prossime udienze sono fissate per il 15, il 22 e il 29 gennaio, poi sarà emessa la sentenza sia per le vicende legate alla droga che per le estorsioni a imprese agricole e aziende di trasporto.Gli atti dell’indagine hanno ricostruiscono come – con attentati incendiari, gambizzazioni e minacce – il sodalizio avesse conquistato l’egemonia nel trasporto di ortofrutta, estromettendo la concorrenza e obbligando i produttori a rivolgersi a due agenzie di intermediazione: la Atm di Francesco Mogavero (che ha scelto l’abbeviato) e la Ma.Pa. di Marcello Palmentieri, che ha optato per il rito ordinario ed è stato rinviato a giudizio lo scorso 30 novembre. Nell’altro affare illecito, quello dello spaccio di stupefacenti, il gruppo utilizzava metodi analoghi, intervenendo con pestaggi e spari per estromettere i pusher rivali o indurli a entrare nella propria orbita. Erano stati creati così otto sottogruppi di spaccio, che dal terrritorio della Piana del Sele avevano diramazioni anche a Salerno ed erano governati, però, da un’unica organizzazione criminale. (c.d.m.)
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