Droga alla Lamia, in silenzio gli indagati 

Davanti al gip scena muta dei quattro finiti ai domiciliari. Scarcerato Califano per motivi di salute 

SALERNO. “Scarcerato d’ufficio” perché non pericoloso socialmente. Roberto Califano, 25 anni, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta antidroga sulla “banda della Lamia”, è stato rimesso in libertà ad horas. Lo ha stabilito il gip Alfonso Scermino del tribunale di Salerno al termine dell’interrogatorio di garanzia. L’indagato ha problemi di salute che ne pregiudicano l’integrità fisica. Dettaglio non emerso nella fase delle indagini. Ieri, intanto, sono stati interrogati anche gli altri quattro indagati ai domiciliari.
Fratello di Ciro, Roberto Califano vive in un contesto familiare particolare. Altri familiari, in passato, sono stati coinvolti in problemi di natura penale legato al commercio di stupefacenti. Al giudice è bastato averlo di fronte per giungere alla conclusione di rimettere ogni misura cautelare a suo carico. Le sue condizioni di salute non lo rendono pericoloso. Soprattutto non giustificano gli arresti. Ed è per questa ragione che la revoca è stata decisa d’ufficio.
Quello di ieri è stato, intanto, anche il “giorno del silenzio” per gli altri indagati ai domiciliari (Francesco Cacace, 23 anni, Giuliano Cacace, 49, Francesco Martigiano, 61, e Carmine Ursolino, 22). Figure di secondo piano dell’organizzazione dedita allo spaccio che aveva il quartier generale nel centro storico, nel quadrilatero tra via Matteotti, via Astarita, via San Francesco e viale Trieste: il quartiere Lamia. Non uno spaccio semplice, ma un’organizzazione a prova di blitz credevano di aver messo su Salvatore Di Maio, alias “Tore ’o niro”, al vertice del gruppo, e Vincenzo Pepe, suo braccio destro nella gestione dello spaccio. Personaggi ritenuti vicini ai clan storici di Pagani poi decapitati dalle operazioni antidroga Taurania Revenge e Criniera. Nel quadrilatero del centro storico, dove operavano pali e vedette del clan, avevano messo su un market della droga ad orario continuato. Gli inquirenti (le indagini, durate un anno, sono state coordinate dal pm Vincenzo Senatore, della Dda di Salerno) hanno accertato che lo spaccio aveva precise regole per evitare i controlli. Il cliente pagava la droga, faceva un giro dell’isolato e tornava a ritirare la merce. Accorgimenti che non hanno ingannato i carabinieri della tenenza di Pagani, al comando del tenente Simone Cannatelli, con il gruppo territoriale di Nocera Inferiore guidato dal colonnello Francesco Mortari.(m. l.)
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