Droga a Pagani, in appello sconti al clan

Pene ridotte per molti degli imputati che controllavano lo spaccio per il sodalizio Fezza-D’Auria

PAGANI. Riduzioni di pena in appello per molti dei 17 imputati del processo “Taurania revenge” che in primo grado avevano chiuso con il rito abbreviato il procedimento sulla gestione dello spaccio a Pagani, sotto il comando del clan Fezza-D’Auria Petrosino. Ieri sera i giudici della Corte d’appello hanno emesso una sentenza che dispone 6 anni di reclusione per Salvatore Attianese di Nocera alias o’ fissato, (erano 8 in primo grado), 2 anni e 8 mesi per il collaboratore di giustizia Gerardo Baselice di Pagani (3 in primo grado), 3 anni per Ciro Califano di Pagani (erano 4), 2 anni e 10 mesi per il collaboratore di giustizia Domenico Califano di Sarno (erano 3 anni e 4 mesi), 4 anni e 8 mesi per Alfonso Cascella di Cava de’ Tirreni (erano 5), 4 anni e 7 mesi per Daniele Confessore di Pagani (erano 5), 1 per Salvatore De Maio di Pagani alias “Tore ’o nero” (erano 1 anno e 4 mesi), 1 anno e 6 mesi per per Gioacchino Izzo di Boscotrecase (erano 4), 7 anni e nove mesi per Nicola Malvone di Torre Annunziata (erano 8), 6 anni e 11 mesi per il 37enne Alfonso Pepe di Pagani (erano 8), 8 anni per Alfonso Pepe di 26 anni di Pagani, 1 anno per Rosario Ruggiero di Cava de’ Tirreni (erano 4), 4 anni e 7 mesi per Christian Sem di Crotone (erano 7), 4 anni e 9 mesi per Giovanni Vicidomini di Nocera (erano 4), 1 anno e 4 mesi per Salvatore Gagliardi Granato di Pagani (erano 4), confermati 2 anni e 2 mesi per il collaboratore di giustizia Vincenzo Greco di Pagani e 1 anno e 4 mesi per Gennaro Pappalardo di Vico Equense.

Secondo le indagini del sostituto procuratore antimafia Vincenzo Montemurro, il clan si comportava come una holding criminale e aveva abbandonato lo spaccio al minuto, lasciato ai pusher. Il sistema consolidato prevedeva che il sodalizio criminale, e per esso i capi Antonio D’Auria Petrosino e il cognato Francesco Fezza, acquistassero cocaina, hashish e skunk dai canali di rifornimento a Torre Annunziata e Boscoreale. La droga poi veniva ceduta a vari spacciatori o loro organizzazioni. Non erano previsti acquisti a credito, i pusher dovevano pagare lo stupefacente immediatamente. E nel caso fosse stato sequestrato dalle forze dell’ordine o non pagato dall’assuntore, dovevano accollarsi il costo della perdita. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Danilo Laurino, Vincenzo Calabrese, Silverio Sica, Giuseppe Buongiorno, Teresa Sorrentino. (c.d.m.)

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