«Dovevo mandarlo in ospedale» 

Ciro Eboli, uomo chiave dell’inchiesta “Un’altra storia”, intercettato dopo un’aggressione

«Dovevo mandarlo in ospedale». Parola di Ciro Eboli, uomo chiave dell’inchiesta-bis “Un’altra storia”, legato all’ex capocosca Antonio Pignataro, finito nei guai dopo essere stato denunciato da un uomo minacciato arma in pugno e poi pestato, ora raggiunto da richiesta di rinvio a giudizio per doppia imputazione di lesioni e detenzione di una pistola.
«Come scesero dalla macchina per venirmi a picchiare - dice Eboli ad un amico - metto il colpo in canna, per una parte lo mantenevo fermo e per quell’altra dissi: sali nella macchina se no ti apro la testa, siediti e non dire nemmeno una parola». Le frasi sono state captate in un’intercettazione ambientale dai carabinieri del Ros nell’inchiesta dell’antimafia, ma ora raccontano meglio della singola denuncia della vittima, arrivata precedentemente, l’attuale procedimento contro Eboli: «Gli diedi una cuzzata qui dietro, però gliela diedi piano, e si mise otto-nove punti, se gliela davo buona lo facevo male. Quello mi è andato a denunciare, rischio tre o quattro anni di carcere per quello scemo, che stanno due di loro che mi accusano che io sono andato con la pistola, però telecamere non ce ne stanno».
L’indagine, autonoma rispetto al filone principale portato avanti dalla procura antimafia di Salerno, e riguardante in primis il progetto della casa famiglia a rione Vescovado, vede sotto accusa l’ex candidato alle ultime elezioni amministrative, già noto alle forze dell’ordine, ritenuto il braccio destro e l’accompagnatore dell’ex boss malato. «A me non piace litigare in mezzo alla strada - spiega ancora lo stesso Eboli al compagno in auto - le tarantelle nei locali o da qualche parte. Io la gente o la sera tardi o la mattina presto li vado a prendere, nel letto, a casa. Toc toc, buongiorno. In mezzo alla strada che hai concluso? Ti metti in bocca alla gente che sei uno squilibrato, sei persona non affidabile, sei delinquente, ti fanno i tam-tam che non vanno bene. Invece le cose si fanno zitti e muti. Hai capito che in tutta Nocera chi sta mantenendo la posizione sono io, non voglio fare il buffone, no a chiacchiere, fatti concreti, io morti addosso non ne tengo, non ho ucciso nessuno, mi manca il coraggio, io vengo lucido e ti butto le botte, non mi faccio la presa di coca, io vengo legittimo. In quindici giorni ho picchiato tre di loro, che ti credi che non sono posizioni queste? Io vengo dalle sofferenze, non faccio illeciti, niente prostituzione, droga o estorsioni, mi sto aprendo un’attività, significa che la mattina voglio lavorare».
Per l’ex candidato in lista a sostegno dell’aspirante sindaco Pasquale D’Acunzi, poi rimasto fuori dal Consiglio comunale, messo fuori dalle liste a sostegno di Torquato, deciderà il gup: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per lesioni e porto abusivo di arma.
Alfonso T. Guerritore
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