«Dove siamo arrivati? Lo scempio va fermato»

Parla il padre del quindicenne ferito dal branco a colpi di casco in via Matteotti «Ho denunciato la vicenda soltanto perché possa servire come deterrente»

«Dove siamo arrivati», è l’amaro sfogo del papa del quindicenne aggredito da un gruppo di suoi coetanei mercoledì sera in via Matteotti a Nocera Inferiore. La storia ha sconvolto la città. Il ragazzo è conosciuto e ben voluto, come la sua famiglia. Il padre è un dipendente comunale molto apprezzato. Quando ha visto il figlio presentarsi insanguinato davanti alla porta è rimasto inerme. «L’hanno sfregiato con una violenza inaudita – racconta –, quando è rientrato a casa era sporco di sangue. C’era un’emorragia in atto dal naso e aveva il labbro spaccato. Una scena bruttissima per un genitore». Insieme con la moglie, nell’immediato, hanno solo pensato di portare il figlio in ospedale, per farlo medicare. A mente fredda, poi, hanno deciso di denunciare l’accaduto ai carabinieri della stazione di Nocera Inferiore. «Quando ho visto come stava messo e dopo aver ascoltato i medici – continua il genitore –, ho deciso che l’episodio andava denunciato».

L’uomo fa una considerazione anche più generale: «Ma dove siamo arrivati? Non me lo spiego. Bisogna fermare questo scempio, questo vortice che sta travolgendo le giovani generazioni. La nostra denuncia non è per punizione, ma perché possa servire da deterrente, perché nessuno compia più azioni del genere».

I carabinieri nocerini hanno sequestrato i filmati della videosorveglianza comunale per cercare di risalire al branco che mercoledì ha dato vita all’aggressione. Sembra che i bulli appartengano a famiglie della Nocera bene, non a fasce disagiate della popolazione. Gli investigatori agli ordini del maggiore Enrico Calandro, che procedono contro ignoti, stanno conducendo una serie di accertamenti che potrebbero presto portare a degli sviluppi. «L’individuazione degli aggressori di mio figlio – continua il padre del quindicenne – deve servire a educare questi ragazzi al rispetto dell’altro, a far capire che con la prevaricazione non si va da nessuna parte, Nocera si è lasciata alle spalle questa stagione. Essendo adolescenti li si potrà ancora correggere e mettere sulla strada della convivenza civile».

L’episodio ha aperto un grande dibattito e confronto in città, che oggi sempre più spesso trova sfogo sui social network. Gianfranco Trotta, presidente della Camera minorile del tribunale di Nocera Inferiore, commenta così l’accaduto: «Questa è l’espressione violenta del disagio sociale che vivono i giovani, forme che non hanno alcuna giustificazione. Sono il terminale di una crisi culturale ed educativa, a fronte della quale c’è bisogno di una maggiore sensibilità da parte di tutti». Teresa Staiano, stimata professoressa del liceo “G.B. Vico” ed esponente autorevole della società civile nocerina, parla agli educatori: «C’è bisogno di persone appassionate, che ai giovani dedichino attenzione, tempo, amore. Permettetemi di ricordare il metodo educativo di don Bosco: amorevolezza, ragione e religione». «Due i problemi, quello socio-culturale e quello di ordine pubblico. Quest’ultimo – afferma il pediatra Enzo Stile – richiede una sorveglianza maggiore delle forze dell’ordine, almeno fino all’una di notte nei mesi estivi. Dal punto di vista socio-culturale, è ora di fare di più per intercettare la formazione sociale degli adolescenti, sempre più legata al loro stare “miezz ‘a via” e nelle maglie dell’omertà del branco».

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