Policastro bussentino 

Dorotea, il papà chiede giustizia a Mattarella

POLICASTRO BUSSENTINO. La rabbia gliela si legge chiara negli occhi. Ugualmente intensa è, però, la voglia di non arrendersi per sua figlia. Donato Di Sia riprende fiato e coraggio e si rivolge alla...

POLICASTRO BUSSENTINO. La rabbia gliela si legge chiara negli occhi. Ugualmente intensa è, però, la voglia di non arrendersi per sua figlia. Donato Di Sia riprende fiato e coraggio e si rivolge alla politica “per chiedere giustizia, non vendetta”. «Il mio appello - esordisce - è rivolto al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, al ministro della Giustizia ed al sottosegretario Migliore. È un anno e mezzo che non viene fissata la prima udienza del processo d’appello nella vicenda giudiziaria relativa alla morte di Dorotea. Quanto ancora, io e la mia famiglia, dovremo aspettare prima che venga fatta giustizia? ».
La richiesta fu, infatti, presentata dal pubblico ministero il 7 gennaio del 2016, contro la sentenza del rito abbreviato che a Trani il 24 novembre del 2015 condannò il 39enne di Bisceglie, Pantaleo D’Addato, unico imputato per la morte della 26enne di Policastro Maria Dorotea De Sia, a 3 anni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici, confisca del veicolo e revoca della patente di guida. La Di Sia perse la vita nel tardo pomeriggio del 13 maggio 2014 a Bisceglie. Dorotea era accanto al fidanzato, sul sedile posteriore dell’Audi A6 station wagon guidata da D’Addato. L’auto, a 120 km/h, andò a schiantarsi contro un pilone in pietra e cemento su una strada nei pressi del lungomare della cittadina pugliese. D’Addato è ancora a piede libero.
Vito Sansone
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