Il retroscena

Dopo il vertice col prefetto le minacce all’ex Domini

AGROPOLI. Le indagini delle “fiamme gialle” sugli appartamenti del sodalizio Marotta ebbero inizio nel ’95. Un anno dopo, nell’aprile del 1996, scattò la confisca ai sensi della normativa Antimafia....

AGROPOLI. Le indagini delle “fiamme gialle” sugli appartamenti del sodalizio Marotta ebbero inizio nel ’95. Un anno dopo, nell’aprile del 1996, scattò la confisca ai sensi della normativa Antimafia. Nel 2005 il prefetto Laudanna convocò l’allora sindaco Antonio Domini per verificare se l’amministrazione era interessata all’acquisizione dei beni. All’incontro parteciparono anche gli ex sindaci Pasquale Marino e Gerardo Rosania per altri beni presenti nei comuni di Capaccio e Eboli. Domini diede la propria disponibilità ad accettare gli immobili. Nel frattempo furono effettuate delle verifiche dalla polizia municipale che accertò che gli appartamenti sono occupati. Venne informata la prefettura. Intanto, il sindaco Domini ricevette anche delle minacce, alle quali fecero seguito le relative denunce ai carabinieri.

Nel 2008 gli appartamenti furono sgomberati e consegnati all’amministrazione Alfieri. Ma subito dopo rioccupati da alcuni componenti della famiglia Marotta. Ma non solo. Proprio a causa degli omessi controlli uno degli appartamenti, nonostante sottoposto a confisca, sarebbe stato anche venduto tra gli stessi familiari, mentre un altro sarebbe stato interessato da opere di ristrutturazione.

La confisca, in particolare, riguardò un appartamento di tre vani intestato a Fiore Marotta situato in via Estate, un altro di quattro vani e pertinenze intestato a Alberico Dolce in via Madonna del Carmine, e il terzo di tre vani e pertinenze intestato a Silvana Marotta e ubicato sempre in via Madonna del Carmine. Tutti componenti, secondo la Procura, dell’organizzazione criminale di etnia rom capeggiata da Vito Marotta, strutturata su base familiare e come si legge nel dispositivo di conclusione delle indagini “ dedita a furti seriali, truffe, ricettazioni ed intestazioni fittizie di beni ed attività economiche acquistate con i proventi di tali illecite attività anche ricorrendo alle violenza”.

Il clan, lo scorso novembre, attraverso l’operazione “Golden hand”, eseguita dal Gico del nucleo di polizia tributaria della Finanza di Salerno, si vide sequestrare ville, terreni, appartamenti e autovetture, monili in oro, assegni e cambiali per un valore di 15 milioni. La misura fu emessa dal tribunale su richiesta della procura a conclusione di accertamenti effettuati sulla base del nuovo codice Antimafia. Il sodalizio vedeva all’apice Marotta e sua moglie. L’inchiesta vede indagati 31 persone. Ad inchiodare il clan anche le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia.(a.s.)