L'ANALISI

Donna uccisa: il primo nemico da combattere è l'indifferenza

Viviamo in una società in cui il corpo femminile è ancora al centro di una lotta per il suo controllo, tra le resistenze delle donne e i processi che vogliono trasformarlo in oggetto-merce

Che dolore, dolore grande. Ancora una donna uccisa a Salerno, ancora un corpo lasciato a decomporsi lontano dalla città e dalla sua vita quotidiana. Ancora una donna vittima della violenza e della volontà di controllo sul corpo femminile. Viviamo in una società in cui il corpo femminile è al centro di una lotta per il suo controllo, tra le resistenze delle donne ed i processi che vogliono trasformarlo in oggetto-merce, su cui esercitare ed organizzare appetiti economici e fantasie di comando. Un corpo da governare, disciplinare, definire, fino al punto di degradarlo ed annullarlo, fino al punto di asservirlo, usarlo e, quando non serve più o si ribella, giungere ad azzerarlo. E questo asservimento e questa degradazione sono ancora più forti quando l'oggetto-merce è quello di una donna immigrata, con un effetto di moltiplicazione se essa svolge l'attività di prostituzione. In una ricerca di alcuni fa, pubblicata con il titolo La città e le ombre, Emilio Quadrelli riportava le parole di una donna africana, che gli raccontava come, per gli italiani che aveva conosciuto durante il lavoro di prostituta, lei fosse un animale, da sottomettere, da tenere a bada. Purtroppo, sappiamo che la riduzione dell'altro ad animale o allo stato di bambino incapace è un comportamento diffuso soprattutto verso gli immigrati e le immigrate, che si amplifica nelle relazioni di compravendita sessuale.

La riduzione dell'altro ad animale è, come scriveva Adorno alcuni decenni fa, l'anticipazione del pogrom, dell'incendio devastante, dell'annullamento sadico dell'altro. È una condizione necessaria per esercitare il dominio assoluto sull'altro. Questo processo di animalizzazione dell'altro è ancora più semplice da realizzare quando l'altro è indifferente per il resto della società. Degradare l'altro è possibile perché l'altro è già socialmente messo da parte, marginalizzato, indebolito, isolato. C'è una precondizione sociale che facilita questa degradazione, che può giungere fino all'omicidio ed all'abbandono del corpo di una donna dopo averla violentata. Questa precondizione è l'indebolimento di questa donna attraverso il suo allontanamento dal resto della società. Come avviene questo allontanamento-isolamento? Avviene attraverso la costruzione simbolica e politica delle donne, specialmente se immigrate, come oggetti di piacere e, se attive come prostitute, come nemiche dell'ordine pubblico. Avviene, cioè, mettendole al bando, segregandole, ripeto, sul piano simbolico ("è solo una prostituta, una poco di buono, una persona ignobile") e sul piano politico-istituzionale, con le ordinanze anti-prostituzione che allontanano le persone dal resto della società, esponendole più facilmente ai pericoli e, quindi, anche agli omicidi.

L'uccisione di una seconda donna nella periferia della città, dopo quella avvenuta alla fine del 2015, non è solo un fatto drammatico, un dolore per una vita eliminata e per le vite ad essa amiche, ma è anche un atto di accusa all'intera città a livello sociale ed istituzionale. Dopo quel primo omicidio, infatti, non c'è stato un grido ed una richiesta pubblica ed istituzionale di giustizia. Una donna fu uccisa in maniera brutale e non è salita, forte, la richiesta di chiarezza e giustizia, al di là del lavoro doveroso delle autorità inquirenti. Ed ora? Questo moto di denuncia si farà sentire, agirà, ad esempio attraverso le associazioni femminili e di impegno sociale presenti in città? Oppure anche questa seconda donna uccisa passerà come un semplice fatto di cronaca, che non ci interessa? Ecco, è questa la domanda a cui dobbiamo rispondere: ci interessano queste morti, queste donne uccise ed abbandonate o sono altro da noi, a noi lontane in quanto inferiori e, quindi, lasciate in balia di ogni possibile pericolo? La risposta che daremo a questa domanda contribuirà a ridurre o aumentare l'isolamento di tante donne e, quindi, a ridurre o aumentare il pericolo di nuovi futuri omicidi.