Donna stuprata, carabiniere assolto

La sentenza nei confronti del militare di San Severino e di un 26enne di Fisciano

SALERNO. L’accusa che per quasi dieci anni lo ha tenuto inchiodato a un procedimento penale era pesantissima: violenza sessuale di gruppo aggravata dalla crudeltà e dall’avere abusato dei propri poteri. Ieri per l’appuntato dei carabinieri Francesco Avagnano, 53enne originario dell’Avellinese ma trasferitosi a Mercato San Severino, è arrivata la sentenza di assoluzione.

Per i giudici della prima sezione penale “il fatto non sussiste” e con la stessa formula è stato assolto anche il 26enne Dionigi Losengo, nato a Nocera Inferiore ma residente a Fisciano, che secondo gli inquirenti aveva spesso agito in coppia con il militare tenendo una giovane romena segregata anche per due o tre ore, stuprandola e minacciando di impedirle di lavorare e farla arrestare se avesse denunciato le violenze.

Alla scorsa udienza il pubblico ministero aveva chiesto tre anni di pena per Losengo e sei per Avagnano (quattro per violenza sessuale e altri due per peculato per aver utilizzato in la linea telefonica del tribunale di Salerno, dove all’epoca prestava servizio, per ricaricare la scheda del proprio cellulare). Ieri il tribunale presieduto da Ornella Dezio ha invece assolto entrambi da tutti i reati, recependo le argomentazioni difensive degli avvocati Mario Valiante e Antonio Marchesano che avevano rilevato carenze nelle indagini di polizia giudiziaria, confutato gli elementi di prova e, soprattutto, evidenziato più di una contraddizione nella testimonianza della presunta vittima.

Dal processo è uscito anche il terzo imputato, il 54enne Antonio Perna, nato a Torre Annunziata e trasferitosi a Bracigliano, che era accusato di violenza sessuale sulla stessa donna e per il quale i giudici hanno rilevato un difetto nelle condizioni di procedibilità, per cui il processo nei suoi confronti non sarebbe dovuto nemmeno iniziare. Le valutazioni alla base della sentenza saranno note solo con il deposito delle motivazioni, ma intanto il dispositivo chiude con una pronuncia del tribunale una vicenda giudiziaria iniziata nel 2006, quando la giovane presentò denuncia ricostruendo un quadro gravissimo di abusi e sevizie. Nel decreto che dispose il rinvio a giudizio gli imputati erano accusati di avere “infierito sulla vittima con inaudita violenza e crudeltà”. Una ricostruzione che non ha però retto al vaglio del dibattimento, nonostante una deposizione di quattro ore con cui nel maggio del 2013 la ragazza ha ripercorso tutte le accuse. ©RIPRODUZIONE RISERVATA