la tragedia di lauro

Donna in coma, si spera per il feto

Operata la 25enne ferita. L’arrestato: «Ho sparato all’impazzata»

AVELLINO. «Volevo chiudere definitivamente i conti con Vincenzo Sepe, poi ho perso la testa e ho cominciato a sparare all’impazzata». Lo ha detto Domenico Aschettino davanti al giudice delle indagini preliminari, ricostruendo la sparatoria di domenica sera nella frazione di Pignano di Lauro, in provincia di Avellino, nella quale ha ucciso a colpi di pistola il vicino di casa e ha tentato di sterminare la sua famiglia, ferendo quattro persone. Fra queste la figlia della vittima, Carolina Sepe, 25 anni, incinta alla decima settimana e raggiunta da un proiettile alla testa. Le sue condizioni sono disperate: all’ospedale Cardarelli di Napoli i medici della Rianimazione stanno tentando di mantenerla in vita e di dare così una speranza al feto. In serata l’hanno sottoposta a un delicatissimo intervento di craniotomia decompressiva e hanno asportato alcuni frammenti di proiettile, ma è un filo sottilissimo quello che lega alla vita lei e il nascituro.

Al giudice Aschettino ha detto al gip di aver reagito a una provocazione del vicino Vincenzo Sepe, con il quale sabato aveva avuto una discussione per motivi di viabilità e che – a suo dire – gli aveva chiesto un risarcimento per un incidente che non sarebbe avvenuto. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, il gip di Avellino ha convalidato il fermo attuato dai carabinieri subito dopo la tragedia. Inoltre ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Antonella Salvatore e ha emesso per Domenico Aschettino l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di omicidio e tentato omicidio premeditato, aggravato dai futili motivi, e lesioni aggravate. Si è invece riservata di decidere sulla richiesta del difensore di Aschettino, l’avvocato Annibale Schettino, di sottoporre l’uomo a perizia psichiatrica. A distanza di due giorni dal delitto, l’ex guardia giurata rimasto senza lavoro è apparso molto agitato e durante l’interrogatorio si è più volte alzato dalla sedia per ricostruire i suoi spostamenti all’interno del cortile dove è avvenuta la tragedia. In più di due ore e mezza ha ricostruito i momenti del delitto e ha più volte ricordato che fra lui e Vincenzo Sepe covavano vecchie ruggini e rancori che avevano finito per coinvolgere anche le rispettive famiglie, vicine di casa da alcuni anni.