Donna in coma, fu soccorsa in ritardo

Sentito Il consulente della Procura: impiegati più di 5 minuti dopo il malore. Difformità tra la cartella clinica e la fotocopia

«I primi soccorsi prestati ad Annabella Benincasa hanno superato la soglia dei cinque minuti»: con queste parole il consulente della procura, Pasquale De Negri, ha svelato altri particolari dell’intervento di plastica al seno che ha portato al coma la giovane donna di Cava Annabella Benincasa. Il consulente ha confermato che dal momento in cui Benincasa ha avuto delle complicazioni durante l’intervento, fino al momento dei primi soccorsi da parte dell’equipe medica della clinica casertana Iatropolis, non sarebbe stato rispettato il protocollo che richiede una tempestività di intervento tale da ridurre i rischi. L’assenza di tempestività nei soccorsi avrebbe causato dei seri danni cerebrali ad Annabella Benincasa, che a quasi tre anni dall’intervento di mastoplastica additiva, si trova ancora in coma irreversibile.

E’ emerso ancora un quadro di negligenza medica, nell’udienza di ieri, tenutasi dinanzi al pm, Cozzolino, della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Nell’udienza per l’inchiesta relativa alla giovane donna che dal maggio del 2010 è entrata in coma irreversibile durante l’intervento di mastoplastica additiva, sono stati sentiti i testi del pm. Oltre al consulente De Negri, sono state ascoltate due infermiere.

Una ha sostenuto che l’anestesista una volta somministrata l’anestesia, entrava ed usciva dalla sala operatoria. Ascoltata anche l’infermiera addetta all’accettazione che compilò la cartella di Annabella Benincasa. Dalla cartella originaria a quella fotocopiata dal 118 all’atto dei soccorsi, sono emerse delle difformità. Il pm Cozzolino ha sentito anche la dottoressa del 118 intervenuta per trasportare la 35 enne cavese all’ospedale di Caserta, confermando lo stato di coma della donna nel momento in cui è intervenuta. Poi è stata la volta del cardiochirurgo che aveva visitato Annabella Benincasa prima che si sottoponesse all’intervento chirurgico. Il medico ha affermato che la donna stava bene.

La madre della donna difesa dall’avvocato Maurizio Mastrogiovanni e il marito e la figlioletta, difesi dall’avvocato Michele Avallone, si sono costituiti parte civile. Nell’inchiesta risultano imputati il chirurgo della clinica di Caserta “Iatropolis”, Sergio Brongo e l’anestesista, Lucio Romandino.

Intanto, la prossima udienza è stata fissata per il 19 marzo, quando sarà ascoltato il medico legale dell’avvocato, Michele Avallone e la dottoressa Cicalese, quale consulente grafico allo scopo di verificare l’autenticità delle firme poste da Annabella Benincasa prima di sottoporsi all’intervento.

Annalaura Ferrara

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