Don Nunzio torna a casa Arresti accanto al Duomo

Monsignor Scarano ai domiciliari nella lussuosa abitazione di via Guarna Nel processo di Roma chiamati a testimoniare i D’Amico e il cardinal Medina

È tornato a casa monsignor Nunzio Scarano. Da ieri mattina è agli arresti domiciliari nella sua abitazione di via Guarna, a pochi passi dal Duomo, in quell’appartamento da cui denunciò un furto misterioso e in cui gli investigatori trovarono un patrimonio milionario fatto di ori e opere pregiate, come i quadri caravaggeschi e il crocefisso del Bernini. Il Tribunale di Roma, davanti al quale il 3 dicembre andrà a processo con l’accusa di corruzione, ha preso atto del provvedimento di dimissione firmato dai sanitari della clinica “La Quiete” e ha accolto la richiesta dei legali di trasferirlo a casa, dove continuerà ad essere seguito dallo psichiatra Antonio Zarrillo. I difensori – Silverio Sica, Alba D’Antonio e Francesco Caroleo Grimaldi – avrebbero preferito un convento, per esaudire una richiesta che il sacerdote aveva espresso il 25 ottobre, quando gli furono concessi i domiciliari e fu disposto il trasferimento dal reparto detenuti del “Ruggi” alla casa di cura di Pellezzano. Un desiderio che non è stato possibile esaudire nonostante la disponibilità mostrata dall’arcivescovo Moretti, perché la competenza sull’accoglienza nelle strutture religiose è del padre provinciale e questi ha espresso parere negativo sia sull’ipotesi di aprire a don Nunzio le porte del convento di Baronissi sia sulle alternative di Maiori e Giffoni Valle Piana. Scarano è quindi tornato a casa, con un trasferimento che gli avvocati hanno chiesto e ottenuto che fosse eseguito senza la scorta della polizia penitenziaria.

Adesso non è escluso che una misura cautelare possa essere chiesta dal sostituto procuratore Elena Guarino, che di recente ha ottenuto per il monsignore la proroga delle indagini sull’ipotesi di riciclaggio. Di sicuro c’è che a dicembre l’ex contabile dell’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede) dovrà comparire a Roma per la prima udienza del processo sul tentativo di rimpatrio di capitali dalla Svizzera. Davanti ai giudici saranno chiamati a testimoniare tra gli altri gli armatori salernitani D’Amico, che secondo gli inquirenti sono i proprietari dei 20 milioni di euro che il prelato aveva cercato di far rientrare in Italia con la complicità dell’agente segreto Giovanni Zito e del broker di Pompei Giovanni Carenzio. La difesa di Scarano ha chiesto che siano sentiti anche questi ultimi, come imputati di reato connesso per i quali si procederà a gennaio col rito abbreviato. Nella lista testi della difesa figurano inoltre i salernitani che sarebbero a conoscenza delle opere di carità del sacerdote e anche il cardinale Jeorge Estevez Medina, a cui Scarano scrisse spiegando di voler portare a conoscenza del Papa alcuni illeciti all’Apsa.

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