la corsa intorno ai beni confiscati 

Don Ciotti: «La lotta alle mafie parte dalla civiltà»

«Non ci chiederanno se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili». Don Luigi Ciotti cita Rosario Livatino, il magistrato assassinato dalla Stidda. E augura di «saldare la realtà con i sogni»...

«Non ci chiederanno se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili». Don Luigi Ciotti cita Rosario Livatino, il magistrato assassinato dalla Stidda. E augura di «saldare la realtà con i sogni» agli alunni del “Medi” di Battipaglia e del “Santa Caterina” di Salerno, che a bocca aperta, sull’asfalto di via Carbone, ascoltano il presule di Pieve di Cadore che fondò “Libera”. Una piccola scaletta pieghevole come palco: attorno a don Ciotti, sul marciapiede del “Caffè 21 Marzo”, ci sono la sindaca Cecilia Francese, gli alti rappresentanti e gli atleti dell’Arma dei carabinieri, le forze dell’ordine, gli studenti, ma pure i giovani dell’ats “P’o ben r’o paes”, che nel 2015 si videro assegnato il bar confiscato alla camorra.
A inaugurare quel locale, ventotto mesi fa, c’era proprio don Ciotti, che in un freddo mercoledì mattina torna in città per “Libera la natura”, la corsa a staffetta attorno ai beni confiscati promossa ogni anno dall’associazione contro le mafie. «Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi - dice il don - e la malattia più terribile è la delega». Meno baci ai santi e alla madonna e più opere di bene. Poi comincia la staffetta: i ragazzi corrono attorno al locale di via Carbone, e il testimone è il pezzo di legno d’uno dei tanti scafi della speranza che approdano a Lampedusa. E don Ciotti non si nega a nessuno: abbracci, chiacchierate, selfie.
E un’intervista. «Libera è presente a Battipaglia - dice - e io ci torno molto volentieri, anche perché questo bar è un segno piccolo ma importante, è la vittoria dello Stato, è un bene esclusivo dei mafiosi divenuto un bene condiviso: trionfano le istituzioni e i cittadini che s’assumono la responsabilità di fare, e non di parlare». Spiega che «la lotta alle mafie parte dalla civiltà». Nella città salernitana che dispone del maggior numero di beni confiscati ai clan, don Ciotti esorta gli assegnatari a darsi da fare: «Nel nuovo codice antimafia - dice - ci sono ulteriori strumenti che consentono alle realtà preposte di poter agire più agevolmente nel recupero e nella messa in efficienza dei beni».
Segnale chiaro agli affidatari: sconti a nessuno. L’ultima trasferta cittadina di don Ciotti fu in un comune che era stato sciolto per infiltrazioni camorristiche: «Non so dire se Battipaglia è cambiata o meno, ma so che qui stamattina ho trovato dei giovani che da alcuni giorni, accompagnati dai campioni dello sport, nei beni confiscati toccano sogni che sono realtà».(c. l.)
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