Domiciliari per il broker amico di Scarano

Alleggerimento di pena per Giovanni Carenzio. Don Nunzio al “Ruggi” attende altre visite di Moretti

Mentre monsignor Nunzio Scarano - se pur rincuorato dalla visita dell’arcivescovo di Salerno, monsignor Luigi Moretti, avvenuta a sorpresa lunedì mattina- rimane rinchiuso, in stato di detenzione, nel reparto carcerati del “Ruggi”, da dove continua a lanciare appelli a papa Francesco, uno degli altri coinvolti nell’affaire del tentato trasferimento dalla Svizzera in Italia degli ormai noti 20milioni di euro, il broker pompeiano Giovanni Carenzio, è riuscito a lasciare il carcere di Poggioreale dov’era finora rinchiuso.

La procura di Roma ha, infatti, accettato l’istanza di scarcerazione presentata da Elio D’Aquino, il legale di Carenzio, dopo che il suo assitito ha optato per il rito abbreviato, che, di fatto, chiude il procedimento a suo carico e consente lo sconto di un terzo sulla pena. Per il broker si è assistito a un’alleggerimento della pena che egli dovrà scontare non in una cella ma nella propria abitazione

Non si è avvalso della possibilità di propendere per il rito abbreviato don Nunzio che quindi andrà a processo il prossimo 3 dicembre dopo che i magistrati romani gli hanno negato più volte la possibilità di scontare ai domiciliari lo scotto da pagare per i reati che gli sono stati contestati. Il sacerdote salernitano, però, una cosa almeno è riuscita ad ottenerla: il supporto, almeno spirituale, dell’arcivescovo metropolita di Salerno che dopo tante richieste arrivate da Scarano, lunedì mattina ha finalmente deciso di fargli visita dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal giudice delle indagini preliminari di Roma.

Quello che i due sacerdoti si siano detti nella loro mezz’ora di chiacchierata faccia a faccia rimane avvolto nella totale riservatezza imposta dall’incontro. Moretti però sembra sia intenzionato a fare visita di nuovo al prelato finito in carcere a fine giugno per i reati di corruzione e riciclaggio, acconsentendo alle richieste di don Nunzio di recitare insieme il rosario. Con una spada di Damocle che, però, è pronta a cadere sulla sua testa se l’iter di valutazione dell’operato del prelato che la Chiesa sta facendo dovesse sfociare in un procedimento di diritto canonico che potrebbe sancire il suo divieto a celebrare sacramenti.

Un ipotesi ancora lontana, quella della sospensione a divinis, ma non totalmente esclusa: tutto dipenderà dalla sentenza che il tribunale di Roma emetterà nei confronti di don Nunzio alla fine del processo che lo vedrà alla sbarra ai primi di dicembre.

Nel frattempo i suoi avvocati, Silverio Sica e Francesco Caroleo Grimaldi, continuano a presentare istanze di scarcerazione per il loro assistito motivaldole con il precario stato di salute in cui versa il sacerdote.

(fi.lo.)

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