Domani il sit-in dei “camalli”

I lavoratori portuali protesteranno davanti alla Prefettura In piazza pure gli imprenditori per dire no all’accorpamento

Domani la protesta della comunità portuale salernitana comincerà a farsi sentire in piazza. In mattinata è previsto il sit-in dei lavoratori dello scalo davanti alla sede della Prefettura, per fare in modo che attraverso il rappresentante territoriale del Governo la contrarietà alla soppressione dell’Autorità portuale di Salerno arrivi anche a Roma.

I lavoratori che aderiranno alla mobilitazione proclamata da Cgil, Cisl e Uil trasporti non saranno soli. È prevista pure la presenza degli imprenditori che nei giorni scorsi hanno ridato vita ad Assotutela. Come è noto, infatti, nel decreto legislativo istitutivo dell’Autorità di sistema portuale della Campania – che prevede l’accorpamento delle Autorità di Napoli e Salerno e l’inglobamento anche del porto di Castellammare di Stabia – Salerno sarà presente con il solo rappresentante espresso dal Comune. Dunque le varie categorie degli imprenditori portuali, che finora erano rappresentate nel Comitato dell’Autorità presieduta da Andrea Annunziata, non avranno più voce in capitolo e non potranno tutelare i propri interessi in merito alle scelte che saranno assunte a Napoli in materia di settori merceologici e concessioni demaniali nel porto di Salerno.

In piazza Amendola domani mattina potrebbero esserci anche delle sorprese, non è esclusa, infatti, la presenza di Tir. Non bisogna dimenticare che oltre a dar lavoro a circa 1.400 addetti, nel porto di Salerno transitano ogni giorno circa mille autoarticolati. Quindi un’indotto che non è scontato che se ne stia con le mani in mano, e che prima o poi potrebbe decidere di entrare a far parte della contesa.

Per il momento, comunque, l’obiettivo dei lavoratori, dei sindacati e di Assotutela, l’associazione degli operatori della Comunità portuale, è solo quello di sensibilizzare enti e istituzioni alla loro causa, per fare in modo che i centri decisionali per le attività e lo sviluppo futuro del porto restino a Salerno. Ma c’è dell’altro: intorno alla loro vertenza si vorrebbe che si schierasse l’intera cittadinanza, che deve prendere consapevolezza della reale posta in gioco. C’è una sola struttura che mette in relazione la città con il Nord Europa, i Paesi del Mediterraneo, l’Asia, l’Africa e le Americhe, ed è il porto di Salerno. Al momento non ce ne sono altre, neppure l’Università ha un potere di irradiazione globale come il porto. Pertanto già da questa settimana partirà una possente campagna di comunicazione, al grido di “Giù le mani dal porto di Salerno”. In queste ore si stanno stampando i manifesti destinati ai grandi tabelloni pubblicitari di tutta la provincia salernitana.

Insomma, in una città il cui apparato industriale nel corso degli ultimi trent’anni è stato quasi del tutto smantellato, il porto rappresenta l’unica grande azienda con operatori privati rimasta in città. Un’infrastruttura pubblica certo, che si sta rinnovando e adeguando con risorse pubbliche, ma che fa incamerare anche soldi allo Stato, e che si contraddistingue per lo spirito di iniziativa e per gli investimenti in costose attrezzature degli imprenditori privati che hanno saputo procurarsi e consolidare i traffici negli anni. Il porto di Salerno, ormai, è un sicuro punto di riferimento pure per le industrie dell’Irpinia, della Lucania e dell’Alto Cosentino, ed ha acquistato credito a livello nazionale e internazionale. Non è un caso se Messina, storica famiglia di armatori di origini genovesi, l’anno scorso ha deciso di abbandonare Napoli e far attraccare a Salerno alcune sue navi. Qui ha trovato efficienza e puntualità che lo scalo partenopeo non garantiva più.

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