LA RICOSTRUZIONE

Dodici anni nell’eterna attesa della chiarezza

Blitz e arresti si sono susseguiti dal 5 settembre 2010, ma non c’è l’identikit dell’autore

POLLICA - Dodici anni di indagini e un assassino ancora libero. Un sindaco ammazzato con nove colpi di pistola e nessun colpevole. L’omicidio dell’ex primo cittadino di Pollica, Angelo Vassallo, ora arriva a una nuova svolta. Sono state seguite numerose piste: dalla droga alla criminalità organizzata, da quella passionale a quella di un litigio finito male, ma almeno fino a ieri non è stato scoperto nulla di importante, nonostante le verifiche, il prelievo a tappeto del Dna e le intercettazioni che hanno interessato buona parte del paese. L’arma utilizzata per il delitto, una calibro 9 baby Tanfoglio, è stata cercata dappertutto, anche in fondo al mare, ma non è mai stata ritrovata. In questi anni solo qualche arresto per droga effettuato nel Comune di Pollica, pusher intercettati casualmente durante le indagini sull’omicidio e sbattuti in prima pagina come fossero gli assassini di Vassallo. Solo fumo negli occhi per tranquillizzare chi chiedeva di intensificare le indagini e guardare in qualche altra direzione.

Una pagina triste anche per l’Arma dei Carabinieri. Perché negli atti giudiziari in questi anni è spuntato spesso il nome del colonnello Fabio Cagnazzo, risultato già indagato per diversi mesi insieme al suo attendente, Luigi Molaro, per l’omicidio. Cagnazzo, che aveva avuto una relazione con la figlia di Vassallo, poche ore dopo l’omicidio fece smontare di propria iniziativa una telecamera puntata sul porto di Acciaroli. L’ufficiale motivò il gesto con il timore che il filmato dal quale sarebbero potuti emergere elementi utili alle indagini venisse cancellato automaticamente dal sistema. La posizione dei due militari fu archiviata dopo alcuni mesi dal giudice su richiesta della Procura diretta dal procuratore Corrado Lembo. Oggi Cagnazzo è nuovamente indagato, per lo stesso motivo, ma dopo 12 anni. Dunque si ricomincia da capo. Ancora da chiarire anche la posizione di un maresciallo che la notte dell’omicidio alloggiava in un appartamento a meno di trenta metri dal luogo del delitto ma che, nonostante le finestre aperte, non senti neppure un colpo della pistola. L’unica certezza, oggi, è che c’è un assassino ancora libero. Blitz, intercettazioni, sospetti e indagini svolte con sistemi all’avanguardia. Centinaia di militari impiegati tra cui i migliori reparti scientifici dell’Arma. Magistrati e colonnelli promossi. E poi il buio su una comunità che cerca ancora disperatamente giustizia.

(v.r.)