«Dodici anni a Di Martino e Cesarano» 

Prime richieste del pm al processo per le estorsioni nell’Agro nocerino e nell’hinterland vesuviano

Estorsioni tra l’Agro nocerino sarnese e l’hinterland vesuviano, arrivano le prime richieste di condanne. Il pm Giuseppe Cimmarotta ha chiesto 12 anni e sei mesi, oltre al pagamento di 16mila euro di multa, per Luigi Di Martino alias Giggino ‘o profeta, e per Giovanni Cesarano, sei anni e otto mesi più 14 mila euro di multa per Nicola Esposito, detto ‘o mostro, e quattro anni e sei mesi per Fiorentino Di Maio con una multa di 14mila euro. Ora si attende la decisione del Gip del Tribunale di Napoli, il dottore Giuseppe Sassone.
Nell’udienza del 5 luglio scorso, inoltre, è stato ascoltato Gaetano Moxedano, socio in affari dello scafatese Pietro Palomba, 46 anni, titolare della sala bingo di via Pasquale Vitiello. Moxedano ha confermato di non aver mai conosciuto fisicamente chi metteva in atto le estorsioni e che era al corrente di nomi e fatti perché informato da Palomba. Una questione non di poco conto per il gruppo che deve rispondere di associazione per delinquere di stampo camorristico per gli episodi di estorsione avvenuti tra il 2010 e 2016 a danno di imprenditori di Scafati, Pompei e Castellammare di Stabia.
Lo scorso inverno, infatti, Gennaro Ridosso, Roberto Cenatiempo, Luigi Ridosso (1986), Salvatore Ridosso, Antonio Michele Matrone, figlio del vecchio boss “Franchino ‘a belva”, Fiorentino Di Maio, il reggente del clan Cesarano di Pompei-Castellammare di Stabia, Luigi Di Martino, Nicola Esposito, Giovanni Cesarano, Francesco Paolo D’Aniello, Alfonso Morello, Vincenzo Pisacane e Dario Andrea Spinelli sono finiti al centro di una complessa attività investigativa che ha portato il processo a scindersi tra Salerno e Napoli per la competenza relativa agli episodi contestati. Restano confermate le misure interdittive per Giacomo Casciello, Giovanni Immediato e Mario Sabatino, risultati intestatari di società fittizie per conto del clan operante nel Salernitano, con cui si imponeva il servizio di pulizia a grandi aziende e alle sale Bingo di Scafati e Pompei.
Il blitz, prima dello scorso Natale, è scaturito da un’articolata attività investigativa avviata in seguito agli arresti avvenuti nel settembre del 2015 di un gruppo di esponenti del clan Ridosso-Loreto dedito alle estorsioni nei confronti di commercianti scafatesi e che portò alla cattura dei vertici dell’organizzazione criminale anche per gravi delitti commessi nei primi anni Duemila. Il quadro indiziario si è aggravato anche alle luce degli ingenti sequestri patrimoniali, che hanno portato a sequestrare conti correnti bancari intestati alle società controllate dai clan. La vicenda ha poi portato a un filone nell’ambito dell’operazione Sarastra, l’altra attività di indagine dell’Antimafia che cerca possibili collegamenti tra la malavita organizzata e gli esponenti politici di Scafati. Tra le aziende coinvolte c’è la “Italia Service”, che serviva al clan per acquisire gli appalti dei servizi di pulizia, attraverso il metodo mafioso-camorristico, presso le varie sale bingo del comprensorio, il Centro Plaza di Scafati e alcune aziende del comprensorio conserviero. La “Italia Service”, a quanto si legge nei verbali resi dal pentito Alfonso Loreto jr, è stata affidata a un prestanome e gestita realmente dal clan per le attività legate alle estorsioni. Sempre secondo il collaboratore di giustizia, inoltre, la ditta sarebbe sorta dopo i consigli che l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, avrebbe dato su come costituire una società per ottenere appalti dagli enti pubblici.
Tornando all’udienza del 5 luglio scorso, per Di Martino, Cesarano, Esposito e Di Maio, l’avvocato Massimo Autieri, legale dei quattro, ha chiesto l’assoluzione.
Domenico Gramazio
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