Documenti segreti a casa di D’Onofrio

Politica e camorra a Pagani: l’ex vicesindaco aveva una copia dell’integrazione di indagine nella quale è coinvolto

PAGANI. D’Onofrio sapeva di essere nel mirino della procura antimafia. Ma non perché fosse indagato dal 2011. Non solo. L’ex consigliere provinciale, come accertato dalla magistratura, aveva in casa un’integrazione di richiesta cautelare presentata nei suoi confronti, trovata nel corso della perquisizione domiciliare venerdì scorso.

Il documento giudiziario, coperto da segreto istruttorio, è collegato all’attività investigativa dell’operazione “Taurania Revenge”, nella quale furono coinvolti diversi personaggi ricomparsi nell’ultimo maxi blitz. Mentre gli investigatori elaboravano informazioni sul suo conto, mettendo insieme intercettazioni, deposizioni e atti in una informativa per chiederne l’arresto, con la attuale concessione dell’obbligo di dimora, D’Onofrio era in possesso di un’integrazione precedente che lo individuava quale destinatario di misura. Lo stralcio di atto giudiziario, destinato a rimanere riservato, eppure ben noto all’indagato principale della sfera politica paganese in questo attuale procedimento, è stato individuato dagli uomini della Dia, intervenuti per l’accertamento ordinato dal pm Montemurro, contestualmente alla notifica dell’obbligo di firma per l’operazione “Criniera”. Il pm Rosa Volpe ha formalizzato la contestazione nel corso dell’interrogatorio di garanzia di ieri, chiedendo spiegazioni sull’origine dei documenti giudiziari coperti da segreto istruttorio. D’Onofrio ha spiegato di averli ricevuti da un avvocato che a sua volta, legittimamente, aveva avuto disponibilità del materiale depositato agli atti per dei suoi assistiti. La singolare circostanza è al vaglio del pool di magistrati antimafia impegnati nella Pagani-connection, che potrebbero decidere di contestare a D’Onofrio possesso di materiale giudiziario secretato, a fronte ad una evidente fuga di notizie. Le inchieste paganesi della Dda non sono concluse. Restano ancora in sospeso le dichiarazioni contenute negli omissis dell’imprenditore Edile Alfonso Persico e quelle del nuovo collaboratore di giustiza e boss Sandro Contaldo, a capo dell’omonimo clan delle palazzine, in guerra con i Fezza- D’Auria Petrosino fino ai primi anni zero.

Il prossimo dodici gennaio intanto il tribunale del riesame di Salerno sarà chiamato a decidere sulle istanze per i destinatari di misure della “Criniera”, con il contestuale appello de libertate depositato dai PM.

Vuol dire che ancora una volta, per i boss e i politici presunti collusi, c’è la concreta possibilità di un ritorno in carcere.

Alfonso T. Guerritore

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