Documenti falsi per le case, denunciati

Oltre alla revoca dell’alloggio dovranno anche rispondere degli affitti riscossi in nero e delle proprietà non dichiarate

Dopo la revoca dell’alloggio popolare, in arrivo anche le denunce penali. Insomma, i guai non finiscono con l’addio alla casa, per molte delle dodici famiglie che, si è scoperto, non avevano i requisiti per ottenere un tetto e una sistemazione a Pregiato. L’indagine dei carabinieri ha infatti portato alla luce situazioni che non era facile immaginare, né prevedere.

Alcuni nuclei familiari, ad esempio, non si facevano scrupolo a dare in affitto ad altre famiglie - naturalmente al nero - l’alloggio ricevuto in assegnazione; agivano in questo modo perché, in realtà, erano già in possesso di due abitazioni in un altro comune, dato che era stato omesso nella domanda per l’assegnazione della casa a Cava de’ Tirreni. Numerosi, invece, i casi di famiglie che nella domanda avevano stranamente dimenticato di inserire il reddito di uno dei componenti, così da tenere basso l’Isee necessario per l’assegnazione. Ma non mancano i casi di false separazioni, ovvero coniugi che hanno dichiarato il falso sullo stato civile per ricevere facilitazioni ai fini della graduatoria.

Per tutte le situazioni del genere, è inevitabile che scatti a breve la denuncia penale. Non solo, i nuclei familiari coinvolti dovranno anche rendere conto anche alla Guardia di Finanza, che avvierà controlli sugli affitti non dichiarati e dunque percepiti illecitamente. Tra coloro che sono stati scoperti, c’è stato anche chi ha consegnato di sua spontanea volontà le chiavi dell’abitazione ricevuta senza averne diritto.

Tutti i falsi sono stati scoperti dai carabinieri della tenenza locale, diretti dal tenente Vincenzo Tatarella, che hanno eseguito controlli incrociati ed anche appostamenti. E il lavoro degli uomini di via Atenolfi non è finito: nel mirino ci sono infatti altre nove famiglie famiglie che, pur dichiarando redditi pari o di poco superiore allo zero, hanno un elevato tenore di vita e dispongono di auto di grossa cilindrata, oppure nelle case hanno eseguito lavori per svariate migliaia di euro. Dati che a poco a poco stanno venendo fuori da controlli bancari e postali e dei beni mobili in loro possesso.

Per la legge, chi risiedeva nei prefabbricati e nel tempo ha migliorato la propria posizione economica, è tenuto ad abbandonare lo status di “precario” e deve decadere la cosiddetta “opera di assistenzialismo a vita” prestata dal Comune.

Carabinieri, finanzieri e amministratori comunali stanno insomma lavorando per garantire trasparenza ed equità nell’assegnazione delle case di edilizia residenziale pubblica, che sono ovviamente destinate a famiglie che hanno davvero difficoltà anche a mangiare, e non a chi si cela senza alcuna vergogna dietro le false povertà con l’aiuto di certificazioni fasulle.

Annalaura Ferrara

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