Discriminazioni sessuali A scuola aumentano i rischi

In quattro mesi lo sportello salernitano di Unar ha ricevuto venti segnalazioni Lorenzo Forte: «Molti sono stati minacciati su Facebook. L’omertà nasce dalla paura»

Derisi ed offesi mentre camminano in strada. Accerchiati e picchiati senza alcun motivo. Additati come “untori” nei luoghi di lavoro e spesso tenuti ai confini di una socialità condivisa solo nella cerchia di quanti si reputano “normali”. Ma c’è anche chi è stato costretto a stracciare un contratto e a ricominciare tutto daccapo o chi, ancora adolescente, ha trascorso mesi in casa sotto choc per paura di essere nuovamente ingiuriato ed emarginato. Sono le storie quotidiane di gay, lesbiche, trans e transgender, costretti, in una fase storica in cui in gran parte del globo i fiori d’arancio non sono celebrati solo tra uomo e donna, a sopportare maltrattamenti di ogni sorta per non voler rinunciare a camminare a testa alta. Alle loro esperienze ed al futuro che verrà è dedicato il convegno che si terrà domani al Museo dello Sbarco su omo-transfocia, promosso dall’antenna salernitana di Unar (Ufficio antidiscriminazioni): in quattro mesi lo sportello ha raccolto una ventina di denunce. Due provengono da Salerno città, le altre dalla provincia, in particolare dall’Agro nocerino. «Le vittime delle discriminazioni - spiega Lorenzo Forte, responsabile della struttura che ha aperto i battenti al civico 6 di via Centola a Torrione, presso gli uffici del sindacato Usb - sono per lo più uomini, dai 15 ai 50 anni. Le donne sono meno colpite: la gente non si scandalizza vedendo due ragazze che passeggiano in strada mano nella mano». Anche i loro aggressori sono in prevalenza uomini, «giovanissimi ed è questo quello che sconvolge ancora di più, perchè dalle nuove generazioni ci si attende una consapevolezza diversa». Non è un caso se i luoghi esposti a maggior rischio, «sono quelli in cui è presente lo Stato. Uno su tutti la scuola, dove registriamo continui episodi di bullismo omofobico». In molti casi non si tratta di aggressioni fisiche, ma di pressioni psicologiche fatte di offese ed emarginazione che riducono chi è più debole in una condizione di grave disagio psicologico. «Il nostro obiettivo è quello di creare una banca dati del Mezzogiorno attraverso le denunce dei diretti interessati o di chi è stato testimone di un episodio di discriminazione legato all’orientamento sessuale o all’identità di genere - ha continuato Forte - Non è una impresa facile, dal momento che c’è moltissima paura». Paura di esporsi, paura di denunciare, paura di subìre ritorsioni, «com’è accaduto a qualche amico che ha ricevuto più di una minaccia su Facebook per il solo fatto di averci contattato. Ecco perchè smistiamo tutte le segnalazioni anche alle forze dell’ordine, a tutela di chi si rivolge a noi».

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