Discarica dimenticata: chiesti 7 milioni

Nella cava della Sicob ancora i detriti dell’alluvione del 1998: Il Consiglio di Stato dà 8 mesi per rimuoverli e risarcire

CASTEL SAN GIORGIO. Otto mesi di tempo per il ripristino e restituzione dell’area indebitamente occupata e per quantificare il danno patito dalla proprietà. Un termine perentorio (trascorso il quale tutto sarà affidato ad un commissario ad acta) per mettere fine ad una vicenda che si trascina ormai da diciassette anni, da quando cioè, nella notte tra il 5 e 6 maggio del 1998, una frana inghiottì vite umane e distrusse paesi ed frazioni tra l’Agro nocerino, la Valle dell’Irno e la zona del Vallo di Lauro.

L’ultimatum è del Consiglio di Stato che ha accolto - parzialmente - l’ennesimo ricorso della Sicob srl, la società titolare di una cava a Trivio di Castel San Giorgio che, nei giorni dell’emergenza, fu usata come una sorta di discarica dove parcheggiare fango e detriti provenienti dai comuni Castel San Giorgio, Siano e Bracigliano. Il tutto con l’ok della Regione Campania.

Quello che doveva essere un sito momentaneo di stoccaggio è diventato negli anni una sorta di deposito permanente di ogni genere di rifiuto. Un deposito illegittimo per il quale la Sicob chiede ora un risarcimento danni di ben 7,3 milioni. Un risarcimento - è bene ricordarlo - già riconosciuto da una serie di sentenze di Tar e Consiglio di Stato che hanno dato sì ragione alla proprietà della cava, senza però mai stabilire il quantum.

E così nei mesi scorsi la Sicob è tornata all’attacco «poiché, nonostante i ripetuti solleciti ricevuti dai predetti soccombenti» il termine di 120 giorni fissato dai giudici di Palazzo Spada ad adempiere alla sentenza (che stabiliva restituzione dell’area e risarcimento), «è inutilmente trascorso, essendosi soltanto avuta da parte dei tecnici regionali la stima della quantità di materiale tutt'ora depositato nella cava di proprietà Sicob srl, pari a 339,312 mc, ed il piano di "caratterizzazione" del suddetto materiale».

La Sicob ha chiesto ancora una volta al Consiglio di Stato di imporre alla Regione Campania e ai Comuni di Bracigliano, di Siano e di Castel San Giorgio «di dare immediata esecuzione alla sentenza del Consiglio di Stato n. 1605 del 7 aprile 2014, provvedendo alla restituzione della superficie illegittimamente occupata, previa la sua riduzione in pristino, e al pagamento, in suo favore della somma di 7.351.296,33 euro (aggiornata alla data del 22.09.2014), oltre a rivalutazione e interessi fino alla data dell'effettivo soddisfo, a titolo di risarcimento per l'occupazione illegittima».

La stessa Sicob ha anche chiesto che la Regione Campania e i Comuni di Bracigliano, di Siano e di Castel San Giorgio «vengano condannati, a causa del loro comportamento omissivo», a corrispondere all'impresa la somma di mille euro «per ciascun giorno di ritardo nell'esecuzione della sentenza, ovvero quella maggiore o minore ritenuta di giustizia».

I giudici di Palazzo Spada hanno accolto solo in parte il ricorso della società: hanno ribadito che l’area della cava dovrà essere ripulita, bonificata e restituita alla proprietà; ed hanno fissato anche i criteri attraverso i quali determinare il danno causato dalle Pubbliche amministrazioni inadempienti (la somma indicata dalla ricorrente, oltre 7 milioni di euro, non è stata infatti ritenuta supportata da un calcolo coerente).

Per gli adempimenti indicati dai giudici - obbligo di restituzione e ripristino a carico della Regione Campania, da un lato, e risarcimento del danno da occupazione illegittima a carico della medesima Regione in solido con i comuni resistenti, dall'altro - è stato concesso il termine di quattro mesi «per ciascuno dei detti adempimenti, decorrente dalla comunicazione e, se anteriore, notificazione della presente decisione - si legge nella sentenza - alla scadenza dei termini predetti verrà meno ogni potere delle Amministrazioni al riguardo e viene sin d'ora nominato Commissario ad acta il Prefetto della Provincia di Salerno, con facoltà di delegare, quanto all'obbligo di restituzione e ripristino a carico della Regione Campania, un dirigente in possesso delle conoscenze tecniche necessarie per l'esecuzione delle attività necessarie». Otto mesi dopo 17 anni per rimediare: basteranno?

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