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«Disagio e insicurezza segnali della dislessia»

Disagio, insicurezza e tendenza al vittimismo: è il ritratto del bambino che ha disturbi nell’apprendimento come emerge dalla ricerca su “Sviluppo tipico e atipico della lettura nella provincia di...

Disagio, insicurezza e tendenza al vittimismo: è il ritratto del bambino che ha disturbi nell’apprendimento come emerge dalla ricerca su “Sviluppo tipico e atipico della lettura nella provincia di Salerno”, realizzata dalla cattedra di Neuropsichiatria infantile della seconda Università degli Studi di Napoli, in sinergia con l'amministrazione provinciale. I dati conclusivi dell'indagine a campione, presentati ieri a Palazzo Sant'Agostino, nel corso del convegno sui disturbi specifici dell'apprendimento comunemente indicati con il termine di dislessia, rivelano che il 6% dei bambini presi a campione presenta una performance inferiore alla media nella lettura di parole, mentre il 9% nella lettura più complessa. Nella lettura di un brano, per il 17 % del campione si suggerisce un intervento immediato. I test sono stati sottoposti a 65 bambini (28 femmine e 37 maschi) tra i 6 e i 7 anni delle scuole elementari di Angri, Agropoli e Cava de’ Tirreni.

Lo screening si inserisce nel progetto, più ampio, di una diagnosi precoce che consenta di individuare gli indicatori del disturbo. Riflettori accesi non solo sul bambino ma anche su genitori e insegnanti, figure chiave del percorso di crescita. Questi ultimi sono stati tratteggiati, al termine della ricerca, come “superficiali” nel valutare i disagi a causa della scarse competenze in merito, mentre «ai genitori va il demerito di attribuire le responsabilità alla scuola soltanto». Ad illustrare la mappa, è stata la dottoressa Rosa Castiello: «Il segnale da cogliere è un rendimento altalenante, con conseguente atteggiamento di fuga dalla realtà, ma spesso il bambino è vessato dagli insegnanti». Nel corso dell'incontro è intervenuto il professor Carlo Barbati, neuropsichiatria presso l'Istituto Aorn Santobono Pausilipon: «La dislessia non è un handicap ma un disturbo e va trattato come tale. Vanno catturati l'interesse e la motivazione del bambino, con un approccio ludico».

Alessandra De Vita

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