Dipinti, rilievi grafici, foto Così Paestum girò il mondo

I luoghi simbolo dell’area archeologica immortalati a partire da 1759 Domani la cartolina di Porta Sirena in omaggio ai lettori del giornale

La cartolina d’epoca della costa cilentana in regalo domani con “la Città”, la penultima della collezione, ritrae Porta Sirena di Paestum. La foto storica, risalente agli anni Trenta, proviene dall’archivio privato dell’editore Ernesto Apicella di Agropoli. Fondato nel VII secolo avanti Cristo dai greci con il nome di Poseidonia, poi conquistato dai lucani come Paistom, infine colonia dei Romani latinizzata in Paestum, l’insediamento della Magna Grecia visse un lungo periodo di splendore fino a quando l’impaludamento ne segnò la decadenza.

La riscoperta della città dei Templi avviene nella seconda metà del Settecento in conseguenza dei lavori di costruzione della strada Tirrena Inferiore voluti da Carlo di Borbone. Paestum diventa una tappa obbligata per i viaggiatori stranieri che arrivano in Italia per il Grand Tour e per gli studiosi. “Una conseguenza dell’attenzione sempre crescente per le rovine di Paestum, l’intento di rendere noti i monumenti ad un pubblico più vasto e, nello stesso tempo, la necessità di una conoscenza più approfondita degli edifici, determinarono l’esigenza di misurare e di riprodurre graficamente i resti della città con disegni accurati” scrive Fausto Longo in “Le mura di Paestum” (Antologia di documenti, dipinti, stampe grafiche e fotografiche dal Cinquecento agli anni Trenta del Novecento, Fondazione Paestum - Pandemos srl, 2012).

Le descrizioni interessano i tre maestosi templi dorici nonché le mura della città, estese per 4700 metri, e le porte: Porta Sirena ad est, l’unica ben conservata; Porta Aurea a nord; Porta Giustizia a sud; Porta Marina a ovest. “Il primo vedutista di Paestum – scrive ancora Longo, ricercatore universitario – è il pittore Antonio Joli che nel 1759 eseguì alcuni dipinti della città e dei templi, i quali furono utilizzati come base per le realizzazioni di acquaforti”. Tra queste quelle di Morghen, “successivamente utilizzate dal Major per le incisioni edite a Londra nel 1768: oltre alla città vista da ponente nel volume compaiono due tavole con altre vedute che raffigurano Porta Sirena da due diverse prospettive, rispettivamente dall’interno e dall’esterno”.

Nell’Ottocento «Paolo Antonio Paoli si sofferma sui bassorilievi scolpiti sulle chiavi di volta dell’arco a tutto sesto della porta orientale che dice di aver fatto disegnare con la maggiore esattezza – si legge ancora in “Le Mura di Paestum” - Egli conseguentemente poteva affermare che vi era raffigurata dalla parte esterna il volto col petto d’una donna, e dall’interno la coda di un delfino, a dispetto di altri che vi vedevano un grifo, una sirena o una nereide”. Alla descrizione di Porta Sirena, Paoli acclude un rilievo grafico della stessa, con una pianta in scala e un prospetto con misure in palmi napoletani. “Questi primi rilievi in scala della Porta costituiscono dei punti di riferimento importanti nella storia degli studi sulle mura”.

Tutta cambia nel 1840 “con l’avvento della fotografia che sostituì le vedute realizzate con la tecnica delle incisioni su rame tratte dai dipinti o dai disegni”. Poi, “l’immagine di Paestum e dei suoi monumenti – puntualizza Longo – si diffonde ad un pubblico più vasto di quello colto ed erudito del periodo precedente grazie anche alle cartoline postali: tra i monumenti raffigurati, oltre ai tre templi, ricorre spesso Porta Sirena presente già in una riproduzione del 1870”.

Rosamaria Morinelli

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