L’intervista/L’EX SEGRETARIO REGIONALE

«Dimissioni necessarie per aprire la discussione sul nostro futuro»

SALERNO. «Un bagno di umiltà per creare un sindacato più sobrio, più snello e che parli di più con i lavoratori». Questo servirebbe alla Cgil secondo Franco Tavella, da martedì sera segretario...

SALERNO. «Un bagno di umiltà per creare un sindacato più sobrio, più snello e che parli di più con i lavoratori». Questo servirebbe alla Cgil secondo Franco Tavella, da martedì sera segretario regionale dimissionario della confederazione campana.

Tavella, perché lo ha fatto?

Per aprire un dibattito sullo stato di salute della Cgil. E per farlo da uomo libero da incarichi di direzione più complessi e da patti di maggioranza.

Cosa c’è che non va più?

Siamo davanti al rischio di avere un sindacato che, da un lato, non dialoga col Governo e non firma nessun accordo e, dall’altra parte, non è capace di organizzare un’opposizione sociale. In questo modo si finisce per consegnarsi all’immobilismo e alla marginalità. E poi, occorre fare i conti anche con un indice di impopolarità che aumenta sempre più, avendo però il coraggio di dirlo apertamente senza nasconderlo, e avere una struttura organizzativa moderna. Qui sembra di essere ancora negli anni Settanta e, di riflesso, guardiamo il mondo con gli occhi del Novecento. Ma il mondo si è modificato e con velocità molto accentuata nell’ultimo periodo. Se vogliamo interpretarlo e tutelare il mondo, dobbiamo cambiare il mondo del sindacato.

Quali sono le sue idee per cambiare la Cgil?

La prima cosa da fare è quella di eliminare una filiera burocratica che ha ben tredici categorie con altrettante strutture e segretari. Poi, bisognerà recuperare la condizione di difficoltà - anche economica - che ha il sindacato nel suo complesso e, infine, guardare alle emergenze del Mezzogiorno e della disoccupazione giovanile.

Si è parlato anche di divergenze squisitamente politiche con i vertici nazionali della Cgil. C’è chi le contesta di essere troppo organico al Pd. E poi c’è la vicenda delle elezioni amministrative che in Campania porteranno al voto anche Napoli. Cosa risponde?

Che sono sempre stato molto attento a salvaguardare l’autonomia del sindacato. Certo, abbiamo all’orizzonte delle scadenze elettorali importanti, in particolare a Napoli, ed è bene porre la giusta attenzione. Se la mia vicenda si risolverà con un commissariamento dell’organizzazione, allora sono molto preoccupato perché avremmo non solo l’umiliazione di un gruppo dirigente, peraltro infondata, ma corriamo anche il rischio che alcuni settori del sindacato possano venire strumentalizzati dalle parti politiche.

Oggi la segretaria nazionale della Cgil, Susanna Camusso, arriva a Napoli. Vi vedrete?

Al momento non ho previsto alcun incontro.

In queste ore, anche pubblicamente, all’interno del sindacato c’è chi le chiede di ripensarci. Cosa farà?

Non credo ci siano le condizioni. Sono una persona seria, faccio le cose solo dopo averle pensate bene: non esporrò mai il sindacato a scelte strumentali. È vero, sto ricevendo numerosi attestati di vicinanza in queste ore, che mi danno il coraggio di affrontare una fase così delicata. Tuttavia, non ci sono i margini per passo indietro a maggior ragione vista la differenza che c’è con la struttura nazionale.

Quale Campania lascia Tavella?

Il bilancio di questi quattro anni alla guida della segreteria regionale della Cgil è quello di un’esperienza faticosa portata avanti in una delle fasi più complicate che la Campania abbia mai vissuto. Rivendico tutto il lavoro e le scelte fatte, ma saranno gli altri a giudicare, in positivo o negativo. Quando sono arrivato a Napoli la nostra regione stava vivendo il momento più acuto della crisi economica che si era abbattuta in Italia. Anzi, la Campania era già in crisi quando in gran parte del Paese non c’era ancora. Ma oggi ci sono le potenzialità per rilanciarsi anche di fronte ad un quadro macroeconomico che può modificarsi se ci sarà una programmazione ed una visione regionale.

La nuova Regione targata De Luca sta andando in questa direzione ?

Ho condiviso sin dal primo momento tre cose: la sburocratizzazione della macchina amministrativa, legge sull’accorpamento delle società partecipate e la legge sul riordino del ciclo delle acque, che nulla a che fare con la privatizzazione dell’acqua. L’altra cosa da fare è avviare la rimozione delle ecoballe, che rappresentano l’immagine più devastante degli ultimi anni. Se cominciamo a vedere che vanno via, avremo un’altra immagine: quella che ci mostrerà che siamo capaci di invertire la tendenza. È ovvio poi, che se fossi rimasto avrei trovato anche delle cose negative.

Da domani cosa farà Franco Tavella? Continuerà il suo impegno nel sindacato?

Sicuramente. È nel mio dna. La militanza può e deve continuare anche quando non si svolgono ruoli apicali. L’importante è tentare di aiutare le persone, cosa che ora potrò fare meglio e con più calma. Senza dover prendere appuntamenti. E questo potrebbe essere anche un nuovo inizio per la Cgil, alla quale servirebbe davvero un bagno di umiltà per creare un sindacato che parli di più con i lavoratori.

©RIPRODUZIONE RISERVATA