Difesa dei dipendenti Inps «Atti impossibili? È l’iter»

Il sindacato Usb parla di «aggressione vergognosa» al personale dell’istituto Ma a una ragazza madre sono stati chiesti attestati sul padre del bambino

C’è vita sul pianeta Inps. Peccato che venga allo scoperto solo quando ai suoi abitanti viene contestata qualche mancanza, qualche ritardo o, come nella vicenda da noi raccontata ieri, qualche paradossale incongruenza. E quindi subito mano al pc a scrivere richieste di rettifiche inviando strali contro chi ha osato portare alla luce, quella che, di fatto, è stata quantomeno una singolare casualità. Che verrà sicuramente chiarita dalle approfondite verifiche che verranno fatte negli uffici di corso Garibaldi, atte a capire il perché, a una donna che ha inviato tutti gli elementi in suo possesso per accedere all’assegno familiare al fine di provvedere al mantenimento di sua figlia ragazza madre e di suo nipote di 18 mesi, sia stato chiesto di inviare documenti improducibili sul padre del bambino (che non ha riconosciuto il figlio) e sulla sua famiglia, di fatto inesistenti.

A sdegnarsi per l’affronto sono stati proprio i dipendenti della sede salernitana dell’Istituto nazionale previdenza sociale che, in un comunicato a firma dell’Unione sindacale di base, hanno denunciato “vergognose aggressioni” contro di loro. «È da tempo – dicono – che chi svolge la propria attività nel pubblico impiego finisce per essere diffamato e infangato pur essendo vittima di un sistema infernale che lo mette a contatto con un’utenza imbufalita per presunti torti subiti». Bisogna però sottolineare che la signora A., protagonista della vicenda raccontata da “la Città”, si è limitata, certo con veemenza visto il paradosso in cui è inciampata suo malgrado, a condividere la sua piccola odissea dopo che alla sua ufficiale richiesta, protocollata all’Asl attraverso un Caf, (il cui numero di pratica è ben conosciuto dall’ente che lo cita nella nuova richiesta) le è stato risposto di presentare documenti di cui non può essere in possesso, e solo quelli. Il che testimonia che la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà presentata ad agosto, riguardante lei, sua figlia e il nipotino – quindi un atto ufficiale e non una semplice lettera come qualcuno sostiene – era precisa e puntuale. «La seconda richiesta di documentazione è stata inoltrata perché la documentazione prodotta non era esaustiva», ribadiscono i documenti Inps. E come potrebbe mai esserlo se i documenti richiesti non possono essere prodotti perché non si saprebbe a chi chiederli?.

C’è poi una mail inviata dal dominio Inps e firmata da Fiorentino Santimone, che in parla di «accanimento contro un dipendente che compie il proprio dovere nella più completa normalità procedurale». Se chiedere a un cittadino documenti impossibili da produrre è normalità procedurale allora vuol dire che la vita sul pianeta Inps è solo apparente.

Fiorella Loffredo

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